Lessici familiari

Sorge e Spartiti: Emidio Clementi e Max Collini "fuori dal gruppo"

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Sorge
La guerra di domani
La Tempesta

Spartiti
Austerità
Woodworm

Quelle di Emidio Clementi e di Max Collini sono ormai, a ventitré anni dall’esordio dei Massimo Volume e a undici da quello degli Offlaga Disco Pax (purtroppo finiti con la morte di Enrico Fontanelli), voci familiari a molti.

I punti in comune fra le due esperienze sono diversi, più di quelli ovvi: l’origine (Bologna e Reggio Emilia), la scelta di non cantare ma di raccontare, di lavorare sull’interazione fra la voce parlata e la musica. Simili sono anche le conseguenze di questa scelta: tanto Clementi quanto Collini sono da tempo arrivati a una sintesi espressiva ben oltre lo spoken word: quello che “parlano” ci arriva oramai come inscindibile dai rispettivi personaggi, il primo con le sue storie esistenzialiste, la prosa inventiva, le allitterazioni, il tono distaccato da epica contemporanea, il pantheon privato di personaggi ricorrenti; il secondo con l’ironia, l’accento emiliano, il “socialismo tascabile” come centro di gravità permanente. Comune è anche – nel bene e nel male – il manierismo che da questa identificazione deriva, che potrebbe ridurre al minimo le vie di fuga da un lessico narrativo e musicale riconoscibilissimo, e rodato al limite dell'usura.

Ecco, a proposito di vie di fuga: escono ora, a distanza ravvicinata, due dischi che documentano altrettanti progetti paralleli di Clementi e Collini “fuori dal gruppo”, in cui è soprattutto il contorno, l’ambientazione sonora, a cambiare rispetto ai progetti-madre.

La guerra di domani esce a nome Sorge, duo fra Clementi e Marco Caldera, già tecnico del suono dei Massimo Volume e co-produttore artistico dell’ultimo Aspettando i barbari. I materiali musicali – ha spiegato Clementi – sono partiti dalla sua personale e tardiva “scoperta” del pianoforte grazie a uno strumento ereditato. Cellule melodiche elementari di piano, in effetti, sono l'elemento centrale di molti pezzi, calati in un ambiente elettronico, con una vocazione meno “massimalista” dei Massimo Volume.

Il nome Sorge allude alla spia sovietica Richard Sorge, impiccato dai giapponesi durante la Seconda guerra mondiale. «Più che la scaltrezza e il coraggio – ha scritto Clementi – di Sorge mi ha colpito la capacità quasi sovrumana di interpretare fino alla morte il ruolo a lui più odioso, quello del nemico nazista.I pezzi scritti non parlano di lui, ma è come se si muovessero nell’ombra tracciata dalla sua vicenda umana, in quella faglia tra ciò che si è e ciò che la vita ci conduce a essere».

Se il “nume tutelare” Sorge non affiora nei testi, ci sono però nomi noti: amici già conosciuti in altri dischi, poeti (Robert Lowell), parenti, colleghi musicisti (“Nuccini”, uno dei pezzi migliori, dedicato al chitarrista dei Giardini di Mirò).



Serve un solo grado di separazione per arrivare ad Austerità, pubblicato a nome Spartiti – duo che unisce Max Collini con Jukka Reverberi, l’altra chitarra dei Giardini di Mirò. I due girano l’Italia già da po’ con il progetto: loop, tappeti elettronici e arpeggi di chitarra elettrica accompagnano il consueto declamare impacciato di Collini, che si esercita anche su testi di – fra gli altri – Paolo Nori (“Io non ce la faccio”) e Simone Lenzi (Virginiana Miller), autore di “Babbo natale”, dedicata alla scoperta della non-esistenza di Babbo Natale in una sede del PCI (quasi un omaggio allo stile di Collini! “Come se nel dirgli che Babbo Natale non esisteva, suo padre volesse iniziarlo al materialismo storico”). I testi di Collini spaziano invece da racconti di scuola degni di Andrea Pazienza (“Vera”) e ricordi tristi (“Bagliore”). L’episodio migliore, in puro stile ODP, è la surreale “Sendero luminoso”.



Insomma, niente di nuovo sotto il sole dell'avvenire: ma, con il piacere infinito di riscoprire un lessico familiare (anzi, due), tanto Austerità quanto La guerra di domani documentano un momento di felicità artistica di entrambe le voci, che escono anche rinfrescate dal nuovo setting sonoro.

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