Le due Circe di Stradella

Alla partenza del Festival Barocco Alessandro Stradella, il direttore artistico Andrea De Carlo presenta La Circe  

Mare Nostrum al Palazzo Farnese di Caprarola (foto di Vincenzo Scudieri) - festival stradella 2020
Mare Nostrum al Palazzo Farnese di Caprarola (foto di Vincenzo Scudieri)
Articolo
classica

Come nelle scorse edizioni al centro del programma del Festival Stradella campeggia una nuova opera del compositore al quale la manifestazione è intitolata. In questo caso si tratta di una doppia versione di quella che sui manoscritti è chiamata “operetta”, che racconta la ricerca della maga Circe della tomba di suo figlio Telegono adattata in funzione encomiastica per celebrare la nomina cardinalizia di Leopoldo de’ Medici. L’opera venne commissionata dalla principessa Olimpia Aldobrandini nel 1668 ed eseguita  nello splendido palazzo di Frascati noto anche come Villa Belvedere per la sua posizione panoramica. In virtù dei legami della principessa con le famiglie Borghese e Pamphilij, e più in generale con l’ambiente aristocratico romano, La Circe di Stradella può essere considerata uno dei simboli del mecenatismo musicale barocco, e l’aspetto più curioso è che ne esistono due versioni musicalmente distinte e di diversa lunghezza. 

Leggi anche: Il programma del Festival Stradella 2020 a Viterbo e in altre località della Tuscia

Il legame con le corti romane è presente anche nel programma della sezione del Festival intitolata “Musicisti della Tuscia: passato e presente” che quest’anno è dedicata alla figura di Andrea Adami da Bolsena, che fu cantore della Cappella Sistina e che compilò un’opera intitolata Osservazioni per ben regolare il Coro dei Cantori della Cappella Pontificia, tanto nelle Funzioni ordinarie, che straordinarie, stampata a Roma nel 1711 e dedicata al suo protettore, il cardinale Pietro Ottoboni. Nella importante raccolta oltre ad elencare le composizioni eseguite nella Cappella Sistina per le diverse festività del calendario liturgico, che abbracciano musiche del XVI e del XVII secolo, sono ritratti anche i cantori che hanno fatto parte della sua storia. Adami, accolto nella Accademia dell’Arcadia con il nome di Caricle Piseo, scrisse anche alcune cantate, partecipando attivamente alla vita artistica e letteraria della Roma barocca.

Un’altra figura eclettica risalta nel programma del Festival, quella di  Giulio Cesare Croce, il poeta di piazza che intonava i propri versi e le proprie storie accompagnandosi con il violino e per questo noto anche come Giulio Cesare della Lira, del quale verrà rappresentato il gustoso “discorso” Eccellenza et trionfo del  porco stampato nel 1594 e firmato con lo pseudonimo di Salustio Miranda. 

Nel suo complesso il Festival di distingue per la sua attenzione al territorio nel quale è nato, e per il desiderio di diffondere e moltiplicare la presenza della cultura musicale in diversi luoghi dell’Alto Lazio, come emerge da questa intervista al suo direttore artistico Andrea De Carlo.

Come si svolgerà il Festival di quest’anno?

«Sto cercando di immaginarlo il più possibile come è stato nelle precedenti edizioni, ma poiché i concerti si svolgono in luoghi chiusi, principalmente chiese, naturalmente osserveremo tutte le regole indicate dalla Regione Lazio, e necessariamente l’affluenza del pubblico dovrà essere ridotta. Per compensare la situazione che stiamo vivendo quest’anno, ci organizzeremo per trasmettere in streaming tutti i concerti gratuitamente sul nostro sito».

Ci sono luoghi nuovi rispetto alle precedenti edizioni?

«La diffusione e la presenza culturale nel territorio è molto importante. L’inaugurazione avverrà come di consueto nel palazzo Farnese di Caprarola, ma faremo un concerto per la prima volta nella Villa Lante di Bagnaia, che è un luogo splendido, e a Bolsena nella Basilica di Santa Cristina. Sto cercando di portare spettacoli in diversi luoghi della Tuscia, e quest’anno saremo anche a Civitella d’Agliano e a Castiglione in Teverina. Inoltre  abbiamo preso contatti con le amministrazioni comunali di Tarquinia e Tuscania, dove si svolgeranno due importanti concerti».

«Inoltre da quest’anno c’è una nuova sezione. Visto che Domenico Massenzio era di Ronciglione e il Comune aveva già realizzato una edizione critica di tutta la sua opera, abbiamo deciso di creare una collaborazione per dedicare al compositore una sezione permanente intitolata Massenzio 2035. Si tratta della data entro la quale  speriamo di aver potuto eseguire la sua opera omnia…».

Della Circe di Stradella sul libretto di Giovanni Filippo Apolloni esistono due versioni.

«La prima è quella che eseguiremo con l’ensemble Mare Nostrum per l’inaugurazione del Festival nel Palazzo Farnese di Caprarola. Le due versioni si trovano nella Biblioteca Estense di Modena. Entrambe sono state scritta dal compositore che aveva solo venticinque anni per una occasione molto importante, a seguito della nomina di cardinale di Leopoldo de’ Medici. Questo vuol dire che Stradella nonostante la giovane età era già molto apprezzato. Non sappiamo esattamente perché ne abbia scritte due versioni. Qualcuno ha sostenuto che siano state eseguite tutte e due, altri dicono che una delle due non è stata eseguita, altri ancora che una sia stata eseguita Frascati e una a Firenze. Sono diverse sia per lunghezza che per lo stile di scrittura. La versione lunga presenta un tessuto contrappuntistico denso, come è consueto nella sua musica, e contiene numerosi brani d’insieme». 

«La mia idea è che  Stradella abbia scritto una prima versione più lunga e contrappuntistica che rispondeva al suo giovanile entusiasmo. La Circe “piccola” ha un unico brano a tre voci nella parte finale, mentre quella “grande” ne contiene molti. Forse per quella occasione mondana, e di fronte alla complessità della scrittura, venne ritenuta poco idonea la prima e gli venne chiesta una versione più semplice. Ma è una pura ipotesi. Voglio dire però che entrambi sono molto “romane”, e si sente il riflesso delle melodie che il compositore sentiva nelle strade della città. A questo proposito voglio citare la sua opera Amare e fingere che è ambientata in Asia, dove agiscono principi e principesse travestite da pastori e dove una vera pastorella si esprime in romanesco. Alcune arie sembrano stornelli e ce n’è una dove si parla anche della celebre statua di Pasquino».

«A Frascati venne rappresentata la versione corta, e conosciamo i nomi dei suoi interpreti: Circe era una cantante del luogo che si chiamava Anna ed era una protetta di Olimpia Aldobrandini; Zefiro venne interpretato dal castrato Giuseppe Vecchi che lavorava spesso con Stradella, e Algido fu impersonato dal basso Francesco Verdoni. Con Mare Nostrum  registreremo tutte e due le versioni, ma nel festival quella breve sarà interpretata dall’ensemble Stradella Young Project».

Anche se sono solo tre voci, c’è tutta la sapienza e l’inventiva di Stradella.

«Certamente. Tra l’altro le musiche a tre voci sono le più belle, come diceva anche Bach. Da qualche tempo sto insegnando ai miei allievi a pensare la musica a tre voci. Quando scrivi una musica per una voce e basso continuo è un dialogo a due nel quale la prima ha un ruolo preponderante, ma la vera potenzialità della musica si raggiunge quando un brano è a tre voci».

Lo Stradella Young Project presenterà anche un concerto intitolato Los Ymposibles. Di cosa si tratta?

«È il nome di un brano per chitarra contenuto in un codice messicano di intavolature di Santiago de Murcia, che si riferisce a un progetto iniziato diversi anni fa che non era mai entrato nella programmazione del Festival. Riguarda la musica antica iberica e il suo trapianto nel Nuovo Mondo, che è alla base della musica popolare moderna latino-americana moderna. Iniziamo da Cornago, Saenz, de Murcia per arrivare a brani anonimi nei quali si sente l’eco barocco. L’America Latina è il più grande serbatoio di musica barocca oggi».

Ogni anno questo giovane ensemble si forma attraverso delle audizioni preliminari.

«Incontrare i cantanti e gli strumentisti, è molto importante perché solo dal contatto personale si può capire in che modo possono rispondere alla questione fondamentale, e vedere se sono sensibili e duttili sul piano del rapporto tra la lingua e il canto. Ma quest’anno non è stato possibile e ci hanno mandato registrazioni audio e video, e sulla base di questi materiali è avvenuta la selezione. È bello vedere come questi giovani in pochissimo tempo assorbono molto sia della musica di Stradella, che dal metodo di lavoro basato sul rapporto tra lingua e musica. Spesso i musicisti ci chiedono di tornare e di partecipare di nuovo alle selezioni. Ad esempio la ragazza che interpreterà Circe viene da Israele, e nei giorni di prova per il concerto che abbiamo già fatto a L’Aquila, ha subito assimilato gli aspetti tecnici ed estetici del linguaggio di Stradella». 

Cos’altro prevede il programma?

«Da tre anni musica barocca e contemporanea convivono, e quest’anno abbiamo chiesto di preparare un concerto solista a Daniele Roccato che è un contrabbassista e compositore molto noto a livello internazionale e molto sensibile nei confronti della musica antica. Eseguirà le sue composizioni, e improvvisazioni e dialoghi tra la musica del passato e quella odierna. C’è il concerto dell’ensemble Il Setaccio Musicale dedicato alla figura di Adami con musiche di diversi autori di differenti epoche citate nel suo libro, e lo spettacolo dedicato a Croce della compagnia Dramatodia con musiche del tempo in sintonia con il tono burlesco dell’opera. Poi ancora alcune cantate del periodo romano di Stradella, in parte mai eseguite in epoca moderna, che con Mare Nostrum presenteremo anche nel  Festival di Musica Antica di Stoccolma a settembre. Ci sarà un concerto del clavicembalista Francesco Corti, che curerà anche una masterclass, l’unica che in questa situazione possiamo garantire, e il concerto dell’ensemble Musica Perdvta dedicato alle cantate per basso di Legrenzi. Mi sembra che ci siano delle affinità tra i due compositori e che Stradella potrebbe aver conosciuto nel suo breve soggiorno veneziano». 

Dopo il Festival l’impegno stradelliano prosegue con l’importante commissione del Carlo Felice di Genova.

«Mentre lo scorso anno preparavamo Il Trespolo tutore per il Festival, Claudio Orazi è stato nominato sovrintendente, ed essendo un’opera del periodo genovese di Stradella ha deciso di farla rappresentare per l’inaugurazione della nuova stagione nei giorni 1, 2 e 3 ottobre 2020. La regia sarà di Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi, la scenografia di Leila Fteita, e i costumi di Nicoletta Ceccolini. La eseguiremo con Mare Nostrum e con le voci soliste di Marco Buzzi (Trespolo), Raffaella Milanesi (Artemisia), Carlo Vistoli (Nino), Silvia Frigato (Ciro), Juan Sancho (Simona), e  Paola Valentina Molinari (Despina). Il libretto è straordinario ed è una delle opere più belle in assoluto che io ho avuto modo di eseguire fino ad oggi. Come ripeto spesso, se Stradella non fosse stato ucciso il Settecento musicale sarebbe stato diverso».

Se hai letto questo articolo, ti potrebbero interessare anche

classica

Sulle tracce del giovane Corelli

classica

Dal 10 aprile torna a Parma Traiettorie, la rassegna di musica moderna e contemporanea giunta alla sua 34a edizione

In collaborazione con Fondazione Prometeo
classica

Sua maestà l’organo della Chapelle Royale di Versailles