Avant-garde spontanea

La coppia Colin Stetson - Sarah Neufeld (Arcade Fire) per un disco fra minimalismo e lirismo post rock

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Colin Stetson & Sarah Neufeld
Never Were the Way She Was
Constellation

Statunitense del Michigan lui, che però da qualche anno si è trasferito in Québec, trovando ospitalità artistica alla corte degli Arcade Fire, band nella quale lei suona invece da tempo. In tandem avevano realizzato, un paio d'anni fa, la colonna sonora del noir indipendente Blue Caprice e devono essersi trovati bene, tant'è vero che adesso fanno coppia pure in privato, condividendo inoltre la passione per lo yoga. Ma è di musica che dobbiamo parlare e quella contenuta in questo lavoro a quattro mani - concepito in forma di "narrazione metaforica della vita di una ragazza che invecchia lentamente come le montagne", spiegano loro - è di qualità superiore. Soprattutto considerandone le premesse: registrato in presa diretta dentro una fattoria del Vermont e privo di qualsiasi trucco successivo (sovraincisioni o altro), Never Were the Way She Was mette in mostra l'intensità emotiva e il pregio sonoro di un dialogo fra strumenti in apparenza distanti. Stetson è al sassofono, tenore o basso, come il clarinetto, da cui estrae sonorità inaudite, frutto di un approccio fisico - il rumore delle dita sui tasti, la respirazione circolare - allo strumento, evidenziato già nei capitoli della trilogia New History Warfare, eretta al crocevia fra post rock, free jazz e metal. Neufeld imbraccia viceversa il violino e ne ricava melodie votate sovente al lirismo. La Bella e la Bestia, insomma. E insieme stanno benissimo: sia quando spetta a lei condurre il gioco (nell'iniziale "The Sun Roars into View", dove la trama disegnata in punta d'archetto soccombe via via all'ansimare del sax) sia dov'è lui a menare la danza, come nell'impressionante "The Rest of Us". Se quest'ultimo è l'episodio più inquietante del disco, altrove - durante "In the Vespers", ad esempio - il tono rasenta le progressioni minimaliste tipiche di Glass o Reich, se non addirittura l'ascetismo sinfonico di Arvo Pärt ("And Still They Move"). Al tempo stesso spontaneo e avant-garde, l'album offre un raro piacere d'ascolto.

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