Russalka, fiori bianchi e rose rosse

Russalka di Dvorak sbarca all'Opéra Bastille un secolo dopo la creazione a Praga. Ed è subito successo grazie alla complicità di Renée Fleming e giochi finissimi della regia di Carsen

Recensione
classica
Opera Bastille Parigi
Antonin Dvorak
08 Luglio 2002
Qualche giorno prima dei fuochi d'artificio del 14 luglio, l'Opéra di Parigi regala al suo pubblico una stella per concludere la stagione. Era ora: un secolo dopo la creazione mondiale, Russalka di Dvorak è rappresentata per la prima volta in Francia, a Parigi, con Renée Fleming nella parte dell'eroina eponima. Il successo della registrazione (Decca) provoca una marea umana all'ingresso del teatro, raramente vista dall'epoca della prestigiosa direzione di Liebermann. Per una volta, la scenografia (Michael Levine) e la regia (Robert Carsen) si intrecciano con una lettura a forte tendenza psicoanalitica il cui interesse è di presentare il punto di vista della donna-sirena e non quello dell'uomo. La sirenetta, innamorata del giovane principe, chiede di diventare donna per avere un'anima, ma vuole anche un corpo, lei che è fino ad allora solo un'onda, e la comparsa delle gambe (ouverture) al posto della coda di pesce non è altro che un'evidente allusione sessuale. Ora, persa la voce nel mondo degli uomini, potrà offrire solo il suo amore, casta come la sua origine lunare, e il giovane principe la lascerà per partire con la principessa straniera dal sangue caldo. Il fiorellino bianco sarà gettato e sostituito da una rosa rossa. I giochi di simmetria delle scene illustrano questo racconto: all'atto I, fanno vedere il riflesso della superficie dell'acqua e l'ascensione della sirena verso il mondo umano. All'atto II, drammatizzano l'opposizione tra la sirena e la principessa straniera. Infine, i giochi di luce dell'atto III e la sorprendente tela di fondo che fa intravedere la profondità dell'antro di Jezibaba ci fanno scoprire il mistero del mondo originario che è la sostanza di Russalka. Conlon, già familiare con questo tema attraverso l'opera di Zemlinsky (disco EMI) si distingue per i rapidi toni fulminanti dell'orchestra più della plasticità dei movimenti marini. La troupe vocale è eccellente: Fleming, i cui toni caldi nel registro caldo e la pienezza nel registro acuto fanno pensare a Leontyne Price, senza ombre sulla voce, ha una presenza incantatrice. Larin gli risponde con tutta l'abbondanza della propria voce e il pubblico ritrova la vocalità sorprendente del contralto russo Larissa Diadkova, che aveva scoperto nella Khovanchina quest'anno. Auguriamoci che questa produzione magistrale sia presto ripresa e soprattutto che finisca rapidamente in DVD per la gioia visiva ed auditiva di un vasto pubblico.

Interpreti: Sergei Larin (Il principe), Eva Urbanova (La principessa straniera), Renée Fleming (Rusalka) Franz Hawlata (Jezibara), Kevin Greenlaw (La voce di un cacciatore), Karine Deshayes (garzone), Michelle Canniccioni (Prima ninfa), Svetlana Lifar (Seconda ninfa), Nona Javakhidze (Terza ninfa), Michel Sénéchal (Guardia caccia)

Regia: Robert Carsen

Scene: Michael Levine

Costumi: Michael Levine

Coreografo: Philippe Giraudeau

Orchestra: Orchestra dell'Opéra National de Paris

Direttore: James Conlon

Coro: Coro dell'Opéra National de Paris

Maestro Coro: Jean Laforge

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

I poco noti mottetti e i semisconosciuti versetti diretti da Flavio Colusso a Sant’Apollinare, dove Carissimi fu maestro di cappella per quasi mezzo secolo

classica

Piace l’allestimento di McVicar, ottimo il mezzosoprano Lea Desandre

classica

Napoli: il tenore da Cavalli a Provenzale