Magia di marionette

Come vuole la tradizione del teatro di marionette lo spettacolo si è preso gioco di un nome illustre: Giuseppe Verdi, rappresentando la sua più brutta opera. In pratica l'idea è stata quella di imitare l'usanza praticata a Versailles di aprire le porte dell'Accadémie a poveri ignoranti per farli assistere ad un'opera barocca, operando l'incontro degli straccioni di Gay - Pepusch con la "Giovanna" verdiana. Il meccanismo, così concepito, ha scatenato infinite reazioni a catena.

Recensione
classica
Gran Teatro La Fenice Venezia
AA.VV., musiche tratte da opere di Giuseppe Verdi ("Giovanna d'Arco"), Gay e Pepusch ("The Beggar's Opera"), Andrea Liberovici
15 Giugno 2001
La tradizione che vuole il teatro di marionette come un giocoso controcanto del teatro più serio non è stata smentita. Ad essere preso di mira, questa volta, è il musicista più venerato (almeno per quest'anno): Giuseppe Verdi, del quale si è messo in scena la più brutta opera, cogliendo così un suggerimento di Massimo Mila. Il meccanismo teatrale è di quelli che una volta innescato provoca infinite reazioni a catena: concretizzare teatralmente l'usanza praticata nella Versailles di Luigi XIV di aprire le porte dell'Accadémie a poveri straccioni ignoranti per farli assistere a uno spettacolo barocco (il tutto sotto gli occhi divertiti dell'aristocrazia), facendo incontrare i personaggi della "Beggar's Opera" di Gay - Pepusch (le marionette) con la "Giovanna D'Arco" di Solera - Verdi (riprodotta in video). La conseguente moltiplicazione dei luoghi di rappresentazione è stata gestita in maniera estremamente intelligente, collocato sul fondo-scena il video ha infatti determinato lo sfondamento dello spazio angusto del teatrino, fornendo ulteriore profondità. L'altra moltiplicazione, quella dei libretti, ha poi favorito una reazione tra le due storie dagli esiti insospettabili, rivelando somiglianze contenutistiche quasi sorprendenti. Le famose arie della "Baggar's" si fanno quindi (paradossalmente) glosse della "Giovanna" (sottigliezza questa che solo dalla conoscenza dei due libretti può scaturire), e, tutto sommato, risulta pressoché impercettibile (ancora paradossalmente) il passaggio dal '700 di Pepusch all'800 inoltrato di Verdi. Descritta così l'operazione sembrerebbe quasi seria, ma poi bisogna anche ricordare altre (e forse ben più divertenti) trovate teatrali, come quella di far intepretare i ruoli del video ad attori non professionisti, personaggi dell'ambiente veneziano più in vista, che mimano, in maniera ovviamente maldestra, le ben più serie voci liriche; o ancora l'idea di far interagire le marionette con lo stesso video aumentando così l'illusione della profondità di cui si parlava sopra. Di grande fascino l'allestimento scenico ed i costumi. Il pubblico ha applaudito calorosamente.

Note: prima rappresentazione assoluta

Interpreti: marionette

Regia: Il Gran Teatrino "La Fede delle Femmine"

Costumi: costumi teatrali e delle marionette: Marco Baratti; costumi video: Nicolao Atelier

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Nuova opera sul dramma dell’emigrazione

classica

Napoli: per il Maggio della Musica

classica

Al Theater Basel L’incoronazione di Poppea di Monteverdi e il Requiem di Mozart in versione scenica