Ritratto trasfigurato di artista

A Monaco di Baviera riuscito allestimento di "Die Gezeichneten" di Schreker

Recensione
classica
Bayerische Staatsoper Monaco
Franz Schreker
11 Luglio 2017
"Sono impressionista, espressionista, internazionalista, futurista, musicalmente verista ...": così inizia il noto autoritratto, non privo di toni sarcastici, che il compositore Franz Schreker fece di se stesso nel 1921 assemblando estratti di critiche e cronache dei suoi lavori, peraltro salutati da un enorme consenso di pubblico. Nella sontuosa nuova produzione dei “Gezeichneten” (I predestinati) andata in scena a Monaco di Baviera, il regista Krzysztof Warlikowski la mette in bocca al deforme protagonista della foschissima vicenda, Alviano Salviago, in un monologo pronunciato al microfono all’apertura del terzo atto (e curiosamente qualche spettatore la scambia per un’intollerabile provocazione e lascia la sala anzitempo). Il gioco di specchi costruito dal regista – idea ripresa anche nell’enorme superficie riflettente che serve spesso da sipario nella scena di Malgorzata Szczesniak – non è probabilmente del tutto fuori luogo, e non tanto per infierire su una presunta “tragedia della bruttezza” (attributo che non figura nella lista del citato autoritratto) quanto per dare una veste concreta alla riflessione sulla natura della rappresentazione nell’arte. Riflessione che, specialmente in Schreker, diventa spesso un conflitto psicologicamente destabilizzante fra anelito a un’utopia di bellezza e angoscia che quell’utopia si realizzi, che dà origine a una musica in evoluzione costante ma priva di punti di convergenza. A buon titolo, dunque, i riferimenti all’arte o alle arti, inclusa quella cinematografica, si sprecano nello spettacolo di Warlikowski, di sostanziale linearità ma, soprattutto nel terzo atto, infarcito di stimoli visivi anche complessi e spesso non privi di un fondo ironico che stemperano la vischiosa enfasi (melo)drammatica datatissima del libretto. Certamente in questa direzione è da leggersi il parallelo fra l’attrazione morbosa di Alviano e della fatalona Carlotta, artista ipnotica à la Abramovich, e le immagini di vecchi film muti del Golem, del Frankenstein di Karloff, del fantasma dell’Opera di Lon Chaney o del primo Nosferatu nell’improbabile veste di seduttori. Convince meno quella metafora quel popolo di ratti in grisaglia che guarda quei vecchi film, perché come metafora dell’omologazione sociale non è di certo originale (vedasi il “Lohengrin” firmato da Neuenfels per Bayreuth). Sul piano musicale l’orgiastica esuberanza della partitura schrekeriana trova nel direttore Ingo Metzmacher una guida perfetta e lucidissima che sa tenere la barra dritta fra quelle sinuose volute sonore e voluttuose sonorità della complessa trama orchestrale. Lodevolmente allergico all’effetto facile, Metzmacher ha dato prova di grande sapienza nel dosare ed esaltare la temperie drammatica, soprattutto nel duettone Alviano-Carlotta che chiude il secondo atto e nel sanguinoso finale dell’opera. Lo seguono un’orchestra superlativa e un cast di formidabili interpreti, specialmente il trio dei protagonisti John Daszak (Alviano), Catherine Naglestad (Carlotta) e Christopher Maltman (Tamare), persuasivi tanto sul piano scenico quanto su quello musicale nonostante le asperità tecniche dei rispettivi ruoli. Corpose anche le prove di Tomasz Konieczny (Adorno), di Alastair Miles (Lodovico Nardi, podestà) e del sestetto dei depravati aristocratici. Senza debolezze anche il resto del foltissimo cast e il coro. Molti applausi, soprattutto per Metzmacher. Si replica nella prossima stagione.

Note: Nuovo allestimento della Bayerische Staatstoper di Monaco di Baviera. Date rappresentazioni: 1, 4, 7 e 11 luglio 2017; 12, 15, 19 maggio 2018.

Interpreti: Tomasz Konieczny (Il duca Antoniotto Adorno / Capitano di giustizia), Christopher Maltman (Il conte Andrea Vitellozzo Tamare), Alastair Miles (Lodovico Nardi, podestà), Catherine Naglestad (Carlotta Nardi), John Daszak (Alviano Salvago), Matthew Grills (Guidobaldo Usodimare), Kevin Conners (Menaldo Negroni), Sean Michael Plumb (Michelotto Cibo), Andrea Borghini (Gonsalvo Fieschi), Peter Lobert (Julian Pinelli), Andreas Wolf (Paolo Calvi), Paula Iancic (Ginevra Scotti), Heike Grötzinger (Martuccia), Dean Power (Pietro), Galeano Salas (Un giovinetto), Milan Siljanov (Un amico del giovinetto), Selene Zanetti (Una fanciulla), Ulrich Reß (Primo senatore), Christian Rieger (Secondo senatore), Kristof Klorek (Terzo senatore), Milan Siljanov (Un servo), solista del Tölzer Knabenchor (Un bambino), Milan Siljanov (Un borghese gigantesco), Niamh O’Sullivan (Una serva), Harald Thum (Primo cittadino), Thomas Briesemeister (Secondo cittadino), Klaus Basten (Terzo cittadino), Yo Chan Ahn (Un padre), Eleanor Barnard (Una madre), Burkhard Kosche (Primo giovinetto), Tobias Neumann (Secondo giovinetto), Sebastian Schmid (Terzo giovinetto)

Regia: Krzysztof Warlikowski

Scene: Malgorzata Szczesniak

Costumi: Malgorzata Szczesniak

Coreografo: Claude Bardouil

Orchestra: Bayerisches Staatsorchester

Direttore: Ingo Metzmacher

Coro: Chor und Kinderchor der Bayerischen Staatsoper

Maestro Coro: Sören Eckhoff e Stellario Fagone

Luci: Felice Ross (video: Denis Guéguin)

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