Il sogno americano del giovane Britten

"Paul Bunyan" al Bockenheimer Depot di Francoforte

Recensione
classica
Oper Frankfurt Frankfurt am Main (Francoforte sul Meno)
Benjamin Britten
19 Ottobre 2016
Nonostante l’assidua presenza di Benjamin Britten nelle stagioni dell’Oper Frankfurt, mancava ancora all’appello “Paul Bunyan”, prima avventura operistica del compositore britannico. Scritta nel 1941, durante i suoi anni di esilio volontario negli Stati Uniti, l’opera è praticamente scomparsa dalle scene, azzoppata da un’accoglienza non proprio entusiastica e eclissata dai capolavori della maturità. Nata come operetta per studenti, la nuova produzione andata in scena al Bockenheimer Depot in qualche modo ne rispetta la vocazione originaria e vede coinvolti gli studenti delle Università della Musica e delle Arti Performative di Francoforte e di Mannheim accanto ai solisti vocali e alle compagini dell’Oper Frankfurt. Unica collaborazione fra Britten e il poeta e librettista WH Auden, l’opera mette in scena (ma in realtà il pubblico ne percepisce solo la voce) una figura leggendaria dei nuovi miti americani, il gigantesco boscaiolo Paul Bunyan, neonato prodigioso, all’età di otto anni già alto come l’Empire State, incarnazione dello spirito della frontiera e del vitale ottimismo del sogno americano. Tanto ostentato ottimismo si stempera in un fondo di ironia leggera, come leggera è la mano di Britten nell’adottare abilmente i modelli del musical dando loro però un insolito spessore musicale alla successione di numeri chiusi (e ci sta pure il narratore country con chitarra). Siamo certo lontani dai grandi esiti del teatro britteniano, ma l’abilità del compositore nell’affrontare la materia teatrale è già là e aspetta solo soggetti più solidi. L’aspetto giocoso dell’opera è colto molto efficacemente dalla regia di Brigitte Fassbaender, da qualche stagione attiva dietro le quinte dopo aver calcato le scene con successo per molte stagioni. Vanno elogiati soprattutto il ritmo incalzante impresso allo spettacolo e soprattutto la capacità di ottenere da tutti gli interpreti, professionisti e non, il massimo. Aggiungono colore al già colorato spettacolo la divertente composizione “pop art” di barattoli Campbells della scena di Johannes Leiacker e i fantasiosi costumi da cartoon anni ’40 di Bettina Munzer. Brillante la prova dell’orchestra dell’Oper Frankfurt nonostante la direzione un po’ scolastica del fin troppo serioso Kappelmeister di casa, Nikolaj Petersen. Risponde con calore il pubblico, che assicura il tutto esaurito nelle numerose recite in programma.

Note: Nuova produzione dell’Oper Frankfurt al Bockenheimer Depot. Date rappresentazioni: 9, 11, 12, 14, 16, 19, 21 e 22 ottobre 2016.

Interpreti: Biber Herrmann (Il narratore), Nathaniel Webster (La voce di Paul Bunyan), Michael McCown (Il contabile Johnny Inkslinger), Elizabeth Sutphen (Tiny, la figlia di Paul Bunyan), Michael Porter (Hot Biscuit Slim, a bravo cuoco), Ingyu Hwang, Jeremy Bowes (Sam Sharkey, Ben Benny, due pessimi cuochi), Sebastian Geyer (Hel Helson, il capo), Mikołaj Trąbka (John Shears, un contadino), Sydney Manascola (Fido, un cane), Julia Dawson, Cecelia Hall (Moppet, Poppet, due gatti)

Regia: Brigitte Fassbaender

Scene: Johannes Leiacker

Costumi: Bettina Munzer

Coreografo: Marie Stockhausen

Orchestra: Frankfurter Opern- und Museumsorchester

Direttore: Nikolai Petersen

Coro: Chor der Oper Frankfurt

Maestro Coro: Ines Kaun

Luci: Joachim Klein

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