Anatomia di un'impotenza creativa

A Francoforte “L’uomo della sabbia” di Scartazzini da Hoffmann

Recensione
classica
Oper Frankfurt
Andrea Lorenzo Scartazzini
18 Settembre 2016
Da qualche anno l’Oper Frankfurt apre la propria stagione con un titolo contemporaneo. Per quella attuale la scelta è caduta sulla seconda opera dello svizzero Andrea Lorenzo Scartazzini, “L’uomo della sabbia”, composta nel 2012 per il Theater Basel, da cui proviene anche l’allestimento originale. Come il titolo stesso denuncia, l’ispirazione proviene dal racconto omonino di Ernst Theodor Hoffmann, già fonte di ispirazione per l’episodio di Olympia dei “Contes d’Hoffmann” di Offenbach e per il balletto “Coppelia” di Delibes. In sintonia con i tempi, tuttavia, il clima è completamente diverso: l’elemento magico è del tutto assente, mentre la vicenda del racconto, nel libretto (piuttosto verboso) di Thomas Jonigk, diventa la traccia per una descrizione, di precisione anatomica, dell’impotenza creativa di Nathanael alle prese con il romanzo della propria vita. Come il Guido Anselmi del felliniano “8½”, Nathanael è perseguitato dai ricordi e da presenze del passato, che non sono che proiezioni delle sua psiche tormentata: il padre incenerito in un rogo, il sinistro Coppelius “uomo della sabbia”, la fidanzata Clara e il suo doppio Clarissa (Olimpia nell’originale), donna oggetto che dice sempre e solo di sì. Fedele all’originale, il delirio di Nathanael lo porta alla morte e alla constatazione, sulla sua tomba, della sua sostanziale paralisi creativa. La dimensione claustrofobica del testo e la concisione (circa 80 minuti) non sono un limite per la partitura di Scartazzini, esemplare per omogeneità stilistica e forza espressiva nonostante l’articolato uso dei mezzi e dei linguaggi impiegati, cui la direzione di Hartmut Keil alla testa della Frankfurter Museumorchester dà il giusto rilievo. Un rigoroso lavoro sulla parola scenica quello di Scartazzini, che trova una controparte all’altezza nella traduzione scenica firmata da Christoph Loy in uno spazio nero e claustrofobico, estensione dello spazio mentale del protagonista. Prezioso il lavoro scenico di Barbara Pral, arricchito dalle espressionistiche luci di Stefan Bollinger. Tutti all’altezza il quintetto di interpreti vocali e il coro. Accoglienza calorosa per tutti.

Note: Ripresa dell’allestimento del Theater Basel (2012). Date rappresentazioni: 18, 24, 30 settembre, 3, 8, 13, 23 ottobre 2016.

Interpreti: Daniel Schmutzhard (Nathanael), Agneta Eichenholz (Clara / Clarissa), Thomas Piffka (il padre), Hans-Jürgen Schöpflin (Coppelius), Daniel Miroslaw (Lothar)

Regia: Christof Loy

Scene: Barbara Pral

Costumi: Ursula Renzenbrink

Coreografo: Thomas Wilhelm

Orchestra: Frankfurter Opern- und Museumsorchester

Direttore: Hartmut Keil

Coro: Chor der Oper Frankfurt

Maestro Coro: Tilman Michael

Luci: Stefan Bollinger

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