Risaie, zanzare e jazz cosmico

Una magnifica produzione originale di Novara Jazz con Rob Mazurek e un manipolo di improvvisatori italiani

Foto di Emanuele Meschini
Foto di Emanuele Meschini
Recensione
jazz
Novara Jazz Tornaco
27 Maggio 2016
Di solito si parte dall'evento, dalle circostanze. Il nome del festival o della rassegna, quelli dei musicisti, un paio di notazioni enciclopediche e il gioco è fatto: poche regole per una buona recensione. Ma il jazz è altro. Una musica di contatto, un'esperienza sociale che tende per natura all'inclusione. Basata su relazioni, affinità e legami che sfuggono a una frequentazione superficiale, agli sguardi stanchi o distratti; ma che il più delle volte, come la parte sommersa di un iceberg, sono determinanti per gli equilibri e le dinamiche di quel che sta sopra il pelo dell'acqua. Il dato umano, insomma, è ciò che davvero conta; ciò che segna i confini, che circoscrive i territori all'interno dei quali le cose accadono. A maggior ragione quando di mezzo c'è un ricettore di onde cosmiche e radiazioni interstellari come Rob Mazurek, da sempre uno straordinario catalizzatore di entusiasmo ed energie. Che di recente, su invito di Novara Jazz e di Enrico Bettinello, curatore del progetto, ha piantato l'antenna dalle nostre parti, mettendosi alla testa di un intrepido manipolo di improvvisatori: Pasquale Mirra al vibrafono, Tony Cattano al trombone, Francesco Chiapperini al sax contralto e al clarinetto basso, Alberto Collodel ai clarinetti, Simone Massaron alla chitarra, Luca Pissavini al contrabbasso, Bernardo Guerra alla batteria. Land of Spirals il nome dell'ottetto. Musiche originali, scritte per l'occasione. Tre giorni di residenza in un agriturismo a due passi da Novara, tra distese di mirtilli e risaie acquitrinose. Due concerti: il primo a Bologna, per AngelicA, il secondo a Tornaco, novecento anime tra i mirtilli e le risaie di cui sopra. In tutto cinque giorni di sorrisi e prove, pacche sulle spalle e lunghe discussioni, risate e scoperte. Vicinanza, condivisione, amicizia. Riversate sul palco sotto forma di gioia. Una contagiosa euforia percepibile fin dalla prima nota del concerto novarese (al quale chi scrive ha avuto la fortuna di assistere). Con Mazurek e la sua cornetta guizzante a dettare i tempi, a segnalare gli scarti, a chiamare gli unisono, e la band a riempire gli spazi, a danzare sulle linee melodiche, ad assecondare il fluire sinuoso delle composizioni. Pennellate con la solita maestria, nel segno di una semplice musicalità; e strutturate attorno a un paio di implacabili crescendo (scanditi dal drumming prodigioso di Bernardo Guerra) e a una serie di assoli sparati a bruciapelo (da spellarsi le mani un'escursione tutta spigoli e fughe del vibrafono di Pasquale Mirra e la chiusura mozzafiato, all'ultima boccata di ossigeno, del clarinetto basso di Alberto Collodel). A fare la differenza il trasporto, la carica emotiva (oltre alla qualità degli interpreti). Con la musica alla fine più forte di un'amplificazione molesta, degli stormi di zanzare assatanate e del primo caldo appiccicoso. Bravi tutti. Con la speranza che sia soltanto l'inizio.

Interpreti: Rob Mazurek: cornetta; Francesco Chiapperini: sax alto, clarinetto basso; Alberto Collodel: clarinetti; Simone Massaron: chitarra; Pasquale Mirra: vibrafono; Tony Cattano: trombone; Luca Pissavini: contrabbasso; Bernardo Guerra: batteria.

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