Il rubato di Chopin

A Bolzano Hardy Rittner fa cantare un fortepiano Pleyel del 1846

Recensione
classica
Società dei Concerti Bolzano
24 Ottobre 2014
Come si esegue il rubato di Chopin? Questo è forse uno tra gli interrogativi più interessanti e dibattuti di tutta la storia del pianoforte dall’Ottocento in poi. Difficile da spiegare quanto emozionante all’ascolto, il rubato è un modo di suonare nel tempo fuori dal tempo, vive cioè in equilibrio tra la regola e la creatività, tra il lecito e l’illecito. Una possibile risposta al rubato l’ha data Hardy Rittner venerdì scorso a Bolzano, presentando un recital chopiniano su un fortepiano Pleyel del 1846 restaurato da Martin Schwabe di Lipsia. Tastiera di pregiata cantabilità, è stata utilizzata a Cracovia nel 2010 per le celebrazioni dell’anniversario del compositore e scelta negli anni da interpreti come Paul Badura-Skoda e Malcom Wilson. Rittner la domina con talento, esaltandone la varietà di colori e questo suono quasi parlato, e anche con grande facilità percorrendola virtuosisticamente con velocità ardite. Nelle sue scelte interpretative il rubato è una necessità: serve a superare i limiti tecnici dello strumento storico e creare quindi un fraseggio più lungo là dove invece i suoni risultano materialmente più corti rispetto ad un pianoforte moderno. L’intenzione del giovane pianista tedesco è plausibile ma non convince completamente nella sua realizzazione. C’è una spinta continua in avanti che accorcia il naturale respiro delle composizioni. Rittner sa creare, quando serve, momenti di poetica contemplazione - dopotutto la cantabilità è il suo faro, privilegiando quasi sempre nel bilanciamento delle mani il registro medio acuto – ma dopo pochi istanti la musica riprende a fuggire, mettendo in discussione l’andamento di base di ogni brano, dagli Improvvisi ai Notturni fino alla prima Ballata. Nei Preludi apprezziamo una maggiore sensibilità ai bassi che regalano nuova drammaticità alla partitura. Come si esegue, dunque, il rubato di Chopin? Forse il suggerimento migliore rimane ancora quello di Liszt: «Guardate quegli alberi: il vento gioca con le foglie, le fa ondeggiare; ma l’albero non si muove. Ecco il rubato chopiniano».

Interpreti: Hardy Rittner, fortepiano

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