Amore e morte per Corghi e Bizet

Un bel dittico ispirato a Daudet apre la Settimana Musicale Senese

Recensione
classica
Settimana Musicale Senese Siena
10 Luglio 2014
Il gioco degli specchi a cui è intitolata la Settantunesima Settimana Musicale dell’Accademia Chigiana ha avuto un esordio eccellente al Teatro dei Rinnovati di Siena, con l’abbinamento fra la novità Blanchette di Azio Corghi e le musiche di scena di Bizet per l’Arlesienne (la versione originale per ventisei strumenti e piccolo coro dei ventisette numeri nati per la versione teatrale del 1872, nell’edizione critica di Giacomo Zani, laddove ciò che se ne ascolta normalmente sono le due suites sinfoniche derivatene in seguito), dove ciò che incardinava i due pannelli era la comune derivazione dalle Lettere dal mio mulino di Daudet e la forma-genere del melologo, con la voce e la presenza vibranti di Chiara Muti: un gioco degli specchi che era in realtà una vera e propria mise en abime, visto che in Daudet la storia che ossessiona l’Innocente, il fratello di Federico, è appunto quella della capra Blanchette, che paga con la vita la sua ansia di libertà. L’accostamento fra le due partiture avveniva dunque all’insegna di una grande e tipicamente francese finezza di tratto descrittivo ma prima ancora emotivo, perseguita nella concentrazione e nella trasparenza delle sonorità e delle forme e in un’eleganza dell’espressione tuttavia capace di evocare, con Daudet, la tragicità sempre sottesa alla vita e alla morte in questo meridione contadino. Bella l’impaginazione di Vincenzo De Vivo del testo daudetiano dell’Arlesienne, successo ottimo per gli esecutori - l’Orchestra della Toscana diretta da Marco Angius e i Polifonici Senesi diretti da Raffaele Puccianti – e calorosissimo per Chiara Muti e per Azio Corghi.

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