Un ballo in maschera ottocentesco

Allestimento nel complesso mediocre, buona dirazione d'orchestra, compagnia di canto dignitosa ma non esaltante, regia ostentatamente tradizionalista con uno spostamento temporale della vicenda nell'800.

Recensione
classica
Teatro Filarmonico Verona
Giuseppe Verdi
15 Novembre 2002
Se l'impostazione registica e scenografica di questo Ballo in maschera si muove - quasi con un compiaciuto gusto "retro" - nel solco della tradizione, meno convenzionale è stata la scelta di ambientare le vicende del libretto di Somma, dall'America dei coloni inglesi del XVII secolo a quella dell'800: dove non si capisce bene quale ruolo possa avere, in tale contesto storico, un conte salutato come "figlio d'Inghilterra". Ma tant'è; è il teatro delle passioni forti ad interessare maggiormente il regista Beppe de Tommasi, per privilegiare una lettura in chiave del tutto romantica dell'opera verdiana, a scapito di una vivacità e di un'ironia che restano sullo sfondo e che non riescono ad emergere e a creare quei continui scarti fra tragedia e leggerezza che nel "Ballo" sono costantemente presenti. Le scene di massa sono infatti molto statiche, così come le figure di Samuel e Tom sono abbastanza incolori, oltre che deboli vocalmente. Una sorta di realismo pittorico caratterizza l'impronta delle scene di Raffaele Del Savio; efficaci e suggestivi in tal senso i quadri dell'abituro e dell'orrido campo, così come più convincente la resa registica nei momenti intimistici e di passione. La conduzione musicale da parte del bulgaro Julian Kovatchev è stata attenta ed energica nello stacco dei tempi così come nella tenuta dell'orchestra veronese e degli ensembles. Carlo Ventre ha interpretato un Riccardo energico e risoluto anche se non sono mancate asprezze e spigolosità vocali; l'Amelia di Daniela Longhi è stata generosa di accenti drammatici con qualche incertezza negli acuti. Nella parte di Renato Giovanni Meoni ha messo in luce un colore vocale di particolare morbidezza e duttilità, pregevole in "eri tu che macchiavi quell'anima". Efficace l'Ulrica di Tichina Vaughn, brillante e agile, sia vocalmente che nei movimenti scenici, Silvia Colombini nel ruolo di Oscar. Allestimento dignitoso nel quale tuttavia sono mancati verve e vivacità e che nel complesso non ha entusiasmato neanche il pubblico.

Interpreti: Carlo Ventre, Giovanni Meoni, Daniela Longhi, Tichina Vaughn, Silvia Colombini

Regia: Beppe de Tommasi

Scene: Raffaele Del Savio

Orchestra: Orchestra del Teatro Filarmonico di Verona

Direttore: Julian Kovatchev

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