Variazioni sui temi di Prospero

Al Cantiere Internazionale di Montepulciano la prima italiana, efficacemente diretta da Jan Latham – Koenig, di The Knot Garden di sir Michael Tippett (Londra 1970), una rilettura della Tempesta shakespeariana in cui il novello Prospero è uno psicanalista, Mangus, alle prese con le sindromi del mondo contemporaneo.

Recensione
classica
Cantiere Internazionale d'Arte di Montepulciano Montepulciano
Michael Tippett
22 Luglio 2005
Tra i maestri del Novecento musicale inglese un posto di tutto rilievo spetta a sir Michael Tippett, di cui ben poco è noto in Italia (ma ricordiamo un bellissimo Re Priamo di Graham Vick a Batignano): il Cantiere gli rende omaggio nel centenario della nascita proponendo questo Knot Garden, sorprendente rivisitazione della Tempesta di Shakespeare che precede di qualche anno altre e più celebri variazioni sulla figura di Prospero (ricordiamo almeno Un re in ascolto di Berio – Calvino). Lo psicanalista Mangus, novello Prospero, guida-manipola i suoi pazienti (ad esempio Flora-Miranda, adolescente sorniona e seduttiva, e la coppia gay Dov / Mel, bianco e nero, Ariele e Calibano), ma anche da altri scenari(dalle battaglie politiche, dall'eterno gioco del desiderio nelle Nozze di Figaro) sembrano venire i personaggi di Denise, Thea e Faber. Una Tempesta moderna la cui decifrazione e godimento presuppone peraltro la conoscenza dell'originale per la messa a fuoco di simboli e parallelismi, e di tutto il contesto, dal teatro di Albee, Pinter e "giovani arrabbiati", alla divulgazione del vangelo freudiano - ma anche della critica ad esso - alla riflessione sulla relazione fra culture dominanti (rispecchiando anche l'impegno civile di Tippett: c'è persino una chiara citazione di We shall overcome di Joan Baez). E tuttavia Tippett sembra sottoscrivere, in un'epoca di anti-opere e proclami di morte dell'opera, un atto di piena ("britteniana") fiducia nella vitalità e validità dell'opera, appoggiata su un linguaggio musicale di qualità, da nervose affilature cameristiche di raffinato colore al piglio ritmico aggressivo e alla timbrica rutilante di tanto neoclassicismo novecentesco, senza per altro somigliare a nessuno - neanche a Britten - e soprattutto esibendo, come si era già notato nel Re Priamo, una vocalità piena, sgargiante, senza timidezze, persino "eroica". Inappuntabile e convinta la direzione di Jan Latham-Koenig alla testa dei valenti giovani della Young Janacek Philharmonic Orchestra (si dava della partitura una versione cameristica approntata dallo stesso Tippett), cast inglese efficace sul piano scenico come su quello vocale, dominato dalla bella voce mezzosopranile di Jeanette Ager (Thea; gli altri erano Jonathan Gunthorpe, Philippa Goss, Rachel Hynes, Njabulo Madlala, Julian Alexander Smith, Gavin Carr), nella messinscena di un interno-giardino dalle pareti trasparenti ideata da Anthony Baker (regìa, scene e costumi; belle le luci di Mark Doubleday). Ottimo successo.

Note: prima rappresentazione in Italia (in lingua originale con i sopratitoli in italiano)

Interpreti: Faber: Jonathan Gunthorpe (baritono); Thea: Jeanette Ager (mezzosoprano); Flora: Philippa Goss (soprano); Denise: Rachel Hynes (soprano); Mel: Njabulo Madlala (baritono); Dov: Julian Alexander Smith (tenore); Mangus: Gavin Carr (baritono)

Regia: Anthony Baker

Scene: Anthony Baker

Costumi: Anthony Baker

Orchestra: Young Janácek Philharmonic Orchestra

Direttore: Jan Latham-Koenig

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