Un violoncello per Sostakovic

Nakhnazaryan protagonista del concerto all'Opera con Metzmacher sul podio

Recensione
classica
Teatro dell'Opera di Roma Roma
17 Febbraio 2017
La stagione di concerti dell'Opera si distingue per alcuni dettagli che smussano un po' la rigidità del rito concertistico: si inizia con le colloquiali presentazioni di Stefano Catucci, brevi e acute, segue un brano polifonico eseguito dal coro diretto da Roberto Gabbiani - questa volta un madrigale di Luca Marenzio, una scoperta per molti - mentre il concerto sinfonico vero e proprio di norma ha una parte dedicata alla musica moderna e/o contemporanea e si conclude con una sinfonia di grande appeal. Funziona, e se ne ha la conferma guardandosi intorno: il teatro è pieno e il pubblico è diverso dai soliti habitués e soprattutto è felice e plaudente. Se alcuni applaudono anche tra un movimento è l'altro, è segno che sono appena stati guadagnati alle sale da concerto, perciò - per piacere - non guardiamoli con sdegno. La parte sinfonica iniziava con The unansewered question di Charles Ives del 1908, una pietra miliare per la musica americana, che non si concentra su questioni elitarie di linguaggio e di tecnica come le avanguardie europee ma si rivolge a tutti con linguaggio semplice: sul pedale costante degli archi - che, come dice Ives, rappresentano "i Druidi", saggi ma anche impermeabili a tutto e quindi forse un po' ottusi - la tromba pone ripetutamente la "domanda", che resta senza altra risposta che il chiacchiericcio futile di quattro flauti. Mezzo secolo dopo anche il Concerto n. 1 per violoncello di Shostakovitch pone delle domande, ma diverse: il tema è il rapporto del singolo con un potere oppressivo. Il solista cerca sempre il canto, ora pieno di umanità viva e vibrante, ora stridulo e stravolto nel contrasto con l'orchestra, ora libero ma al prezzo dell'isolamento. Questo Concerto è stato scritto per Rostropovich, di cui il ventiseienne armeno Narek Hakhnzaryan si è dimostrato un degno successore. Complice la giovane età, la sua pienezza, pulizia e omogeneità del suono sono perfino superiori! E, se non si getta nella musica con il trasporto di Rostropovic, è comunque un interprete intenso, che dosa attentamente la propria partecipazione emotiva per non mettersi troppo in primo piano e non sovrapporsi all'autore. Applausi entusiastici: come bis Lamentatio di Giovanni Sollima. La bacchetta di Ingo Metzmacher è una garanzia per la musica del Novecento e infatti la non facile partitura di Shostakovich è realizzata in modo impeccabile. Meno bene la Sinfonia n. 3 di Brahms, con qualche passaggio non perfettamente messo a fuoco, soprattutto nel primo movimento, e con una generale assenza di sfumature e di calore. Va doverosamente riconosciuto che, a giudicare dagli applausi, il pubblico è stato di diverse parere.

Interpreti: Narek Haknazaryan, violoncello

Orchestra: Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma

Direttore: Ingo Metzmacher

Coro: Coro del Teatro dell'Opera di Roma

Maestro Coro: Roberto Gabbiani

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