Glyndebourne rispolvera un altro gioiellino del repertorio russo, e offre uno spettacolo spumeggiante e divertente, intrattenimento ideale in una lunga serata estiva.
Prokovief aveva descritto Il Matrimonio al convento come un omaggio alla tradizione di Mozart e Rossini. Basata su una commedia-parodia di Sheridan, l'opera paga solo un omaggio distante al realismo socialista sovietico, e conserva in una certa ironia e nei riferimenti alla commedia dell'arte alcuni dei tratti che caratterizzano L'amore delle tre melarance, opera non grata nei circoli stalinisti. Si tratta di un lavoro complesso e non necessariamente compatto, con costanti cambi di scena, molti personaggi, larghe sezioni di danza e scene carnascialesche per le vie della città, che probabilmente costituiva per Prokofiev un valido compromesso tra i propri valori artistici e i dettami del regime. Daniel Slater e Robert Innes Hopkins nella loro nuova produzione per Glyndebourne abbracciano questa complessità, i vari livelli narrativi, il simbolismo ironico, l'uso del grottesco e dell'acrobatico, un occhio per la tradizione colorato da un certo surrealismo, e producono uno spettacolo piacevole ed interessante, virtuosisticamente letterale e pieno di soluzioni sceniche e drammatiche che rispettano ed esaltano il testo, rendendo la commedia accessibile ad un publico non-Russo, il che è impresa non da poco. In questo sono aiutati da un cast di ottimi attori, in particolare Viacheslav Voynarovskiy e Sergei Alexashkin, divertentissimi nei panni di Don Jerome e Mendoza, mentre Lyubov Petrova, Nino Surguladze, Vsevolod Grivnov e Andrey Breus costituiscono l'equilibrato quartetto di giovani amanti. Non è difficile capire le ragioni che hanno spinto Vladimir Jurowski a scegliere questo lavoro inusuale, rappresentato per la prima volta in suolo inglese: la ricca partitura è piena di lirismo, con un'orchestrazione espansiva, ed il direttore vi si relaziona con grande naturalezza.
Interpreti: Don Jerome: Viacheslav Voynarovskiy; Ferdinand: Nathan Gunn; Louisa: Lyubov Petrova; The Duenna: Alexandra Durseneva; Don Antonio: Vsevolod Grivnov; Clara: Nino Surguladze; Mendoza: Sergei Alexashkin; Don Carlos: Alan Opie; Father Augustine: Jonathan Veira; Brother Elustaf / 1st Masker: Peter Hoare; Brother Chartreuse / 2nd Masker: Pavel Baransky; Brother Benedictine / 3rd Masker: Maxim Mikhailov; Lauretta: Claire Ormshaw; Lopez: Brian Galliford
Regia: Daniel Slater
Scene: Daniel Slater, Robert Innes Hopkins; Luci: Rick Fisher
Coreografo: Kate Flatt
Orchestra: London Philharmonic Orchestra
Direttore: Vladimir Jurowski
Coro: The Glyndebourne Chorus
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