Un Maggio Elettrico per Tempo Reale

Pierre Jodlowski al Festival del Maggio Musicale Fiorentino

Maggio Elettrico (foto The factory prd)
Maggio Elettrico (foto The factory prd)
Recensione
classica
Firenze, Sala Orchestra Teatro del Maggio
Pierre Jodlowski
04 Giugno 2025

La scena contemporanea a Firenze per fortuna trova ancora spazio e occasioni, grazie al Maggio e a enti come Tempo Reale. Ci siamo già occupati della rassegna “Magnetica”, collegata a questo “Maggio Elettrico”, che propone un format caro ai musicisti del Centro fondato da Luciano Berio: due giornate dedicate alla ricerca e alla musica elettroacustica, con eventi disseminati in città e la partecipazione di musicisti affermati e giovani compositori.

Diamo conto qui del momento clou di questo progetto, ovvero il concerto di musiche di Pierre Jodlowski, con la pianista Małgorzata Walentynowicz e lo stesso Jodlowski ai live electronics, in Sala Orchestra del Teatro del Maggio.

Pierre Jodlowski è un compositore ormai affermato nell’ambito della musica contemporanea. Performer e artista multimediale, lavora spesso alla frontiera fra la composizione classicamente intesa e l’arte performativa, con sconfinamenti in un teatro ibrido, visuale, o ispirato da visioni narrative. Sue composizioni si eseguono in tutti i principali auditorium, teatri, festival europei, e le commissioni, collaborazioni, residenze sono di prestigio: Ensemble Intercontemporain, Ircam, Biennale Musica, per dirne giusto alcune, fra le moltissime.

In programma tre brani facenti parte di una serie dedicata ai colori: Série cendre, Série blanche, Série rouge, per pianoforte ed elettronica.

Série cendre (cenere) è il primo e più recente dei tre (2022), brano la cui poetica ruota attorno al color cenere, al grigio, inteso sia come esperienza sinestetica, sia come simbolo dell’exitu, il passaggio irreversibile dalla vita alla morte. Questi elementi si articolano in due principî, secondo quanto apprendiamo dalle note del compositore al programma di sala: da un lato il suono e i timbri che nascono dalla contemplazione della serie astratta del grande pittore Gerhard Richter, Acht Grau (Otto grigi), dall’altro uno spunto narrativo sull’idea del passaggio, o trapasso.

Maggio Elettrico (foto The factory prd)
Maggio Elettrico (foto The factory prd)

All’ascolto, la traduzione di questa dichiarazione d’intenti concretizza un brano materico di grande impatto, quasi un’azione scenica: blocchi sonori agli estremi della tavolozza timbrica della tastiera, cluster nel grave, gruppi di sovracuti, in un’iterazione spesso omoritmica dal senso quasi rituale, trattamento del pianoforte anche come oggetto percussivo, alla cordiera, al legno con il coperchio, uso di rumori e interferenze elettroniche sparse e prolungate, con isole di suoni centrali, quasi personaggi dentro l’evocazione scura.

Seguivano i due brani più brevi e più lontani nel tempo (2007 Série blanche, 2017 Série rouge). Il primo si ispira a un film di Leterrier tratto dal romanzo di Jean Giono Un roi sans divertissement (1947), una storia, diremmo, gotico-morale, ispirata a un frammento di Pascal in cui si delinea l’idea che l’uomo, nel tentativo di sfuggire alla vertigine del vuoto esistenziale, trovi rifugio nella seduzione del male.

È nel mondo ghiacciato del grande silenzio bianco, l’inverno in montagna, che tale noia raggiunge il parossismo, conducendo alla morte o al suicidio. La trama musicale inizia mimando questo paesaggio bianco e innevato di grande semplicità, in un contrappunto fra il pianoforte e la sua ombra elettronica di sapore quasi minimalista, anche se la scrittura non segue strutture modali tipiche di quello stile; la prima parte del brano è stata una delle cose migliori ascoltate, sapiente nel disegno e nell’interazione fra le linee, l’elettronica in dialogo con il pianoforte, ma anche sua espansione, distensione, slittamento, con momenti di eco e interpolazioni ritmiche molto interessanti. Come nel romanzo di Giono gli eventi precipitano, così succede in Série blanche, che da una semplicità disarmata e trasparente evolve in intrecci sempre più complessi e parossistici, in un crescendo dove l’elettronica avvia con il piano una lotta, un corpo a corpo con suoni di percussioni indeterminate, risonanze metalliche irregolari, a metà tra piatto, rullanti e sonagliere di batteria. Ovviamente vinceva l’elettronica, ma questo non ci ha lasciati soddisfatti.

Dopo la lotta e – come nel romanzo – la fine tragica, musicalmente si tornava alla siderea trasparenza iniziale.

Série rouge, infine, è un brano ispirato al cuore come organo e materia vitale, macchina pulsante di flussi sanguigni. L’idea musicale è una cellula ritmico-intervallare, un suono radice, il si♭, cellula fondante, inizialmente accoppiato a un intervallo di seconda (la–si), molecola elementare, battito cardiaco, anche qui in dialogo ed eco piano-elettronica, con un gusto per l’espansione anche microtonale, uso di accordature quartitonali, ampliando lo spettro con indubbio fascino.

Maggio Elettrico (foto The factory prd)
Maggio Elettrico (foto The factory prd)

Come nel pezzo precedente, abbiamo le annotazioni di Jodlowski che ci comunica come questa materia astratta, musicale, semplice e apollinea vada poi a costruirsi un proprio vissuto immergendosi in un percorso narrativo accordato a incubi cinematografici (Je suis sang di Jan Fabre, Shining di Kubrick, Strike di Ėjzenštejn). Francamente, questi intenti si colgono più nelle parole del compositore che all’ascolto: nulla distingue chiaramente questo brano, in termini narrativi, rispetto agli altri.

Ci piace notare di più come la quartitonalità possa forse sintonizzarsi su poetiche spettrali; come verso la fine del brano il gioco di luci che incendia di rosso la scena vada a spegnersi nel buio totale mentre un fischio lancinante satura lo spazio uditivo. In vain di G. F. Haas era del 2000, e l’uso del buio come elemento fondamentale dell’operare compositivo ha fatto scuola. Ci è parso questo un pensiero vitale del brano: l’uso tutto musicale e per niente narrativo di un elemento extra, la luce, e questa scelta ci è piaciuta.

Che altro? Il pubblico ha tributato un convinto successo al compositore e alla formidabile pianista Małgorzata Walentynowicz, precisa, intensa. Usciamo arricchiti da queste proposte contemporanee, grazie a Pierre Jodlowski e alla sua musica pensante.

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