Storie tra sogno e realtà

In prima palermitana il lavoro di Betta e Andò

Recensione
classica
Teatro Massimo Palermo
Marco Betta
24 Ottobre 2013
Sulla carta era un progetto interessante l’opera per musica e film “Sette storie per lasciare il mondo” su testo di Roberto Andò, autore anche della regia, e musiche di Marco Betta. Eppure al debutto palermitano nel nuovo allestimento, e in prima assoluta nella versione arricchita, ieri al Teatro Massimo, è risultato più confuso e meno suggestivo di come promesso anche dall’ouverture (preceduta da un attestato di solidarietà degli orchestrali verso il Maggio Fiorentino). Troppa carne al fuoco per esplorare le storie di uomini scomparsi (tra cui Maiorana) e uccisi dalla mafia (Falcone, Borsellino, Impastato, Puglisi) sul filo del sonno, e sullo sfondo latente della religione, traendo spunto dalle bellissime foto di Ferdinando Scianna proiettate sulla scena. Tratto comune è il sonno, uno dei modi per abbandonare la realtà, come in una “mezza morte”, lo stadio tra la veglia e il sogno espresso al meglio nella riuscitissima scenografia surreale, fatta di due piani, quello della proiezione video e quello reale. Nella pantagruelica voglia di abbracciare tante sfaccettature di questo ibrido stato, si rischia però di fare un viaggio orizzontale che poco scava nel profondo, e rimane sospeso come la musica, lucidata ad arte dalla bacchetta di George Pehlivanian. Le citazioni dal repertorio popolare siciliano, tra ninna nanne e canti di carrettieri, spesso volutamente frammentarie e ‘a collage’, non sono stati però da catalizzatori emotivi. Funzionava meglio invece la trenodia meno rapsodica dei temi orchestrali. Di post-moderno ha insomma tutto il fascino del frammento (proprio della genesi stessa del lavoro) senza riuscire a emozionare. Anche il pubblico non è apparso nel complesso particolarmente soddisfatto.

Interpreti: Donatella Finocchiaro (voce recitante); Gabriella Costa (soprano); Maria Chiara Pavone (soprano); Fratelli Mancuso (voci e strumenti); Giovanni Di Salvo (carrettiere); Associazione Culturale Memento Domini di Mussomeli (lamentatori); Giuseppe Rapisarda (ingegnere del suono)

Regia: Roberto Andò; Luca Scarzella (regia video)

Scene: Gianni Carluccio

Costumi: Gianni Carluccio

Orchestra: Orchestra del Teatro Massimo

Direttore: George Pehlivanian

Coro: Coro del Teatro Massimo

Maestro Coro: Piero Monti

Luci: Gianni Carluccio

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