Romanzo Kriminal

La sonorizzazione di Kilink Istanbul'da al Cinema Massimo di Torino

Recensione
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Kilink è un supervillian turco protagonista di una decina di pellicole a partire dagli anni Sessanta: per stravaganti trasferimenti culturali, è un nipote del fotoromanzo italiano Killing (da cui il nome), a sua volta figlio del più noto Kriminal. Per cui, tra la celeberrima tutina nera attillata con lo scheletro sopra e un sacco di fantasie erotiche da Bosforo Sixties – con spietate biondazze in camice bianco che torturano altre biondazze - Kilink Istanbul’da (Kilink ad Istanbul, prima pellicola della serie) è ora un assoluto capolavoro del camp. Per convincervi: c’è anche il supereroe buono, un marcantonio che quando pronuncia la parola «Shazam!» si trasforma in un pingue ibrido fra Superman e Batman. Il compito di sonorizzare questa cosa se lo sono preso Khan – musicista elettronico turco-finlandese – insieme ai due Einstürzende Neubauten Alexander Hacke e N.U. Unruh. Contrariamente a quanto potrebbero far pensare i nomi in gioco, la sonorizzazione fila piuttosto liscia e si mette al servizio del film, in un flusso continuo senza troppi inciampi o trovate: tappeto di drones elettronici, batteria, chitarra elettrica e qualche parco inserimento di vocoder. Il tutto – naturalmente – non manca di ironia (i tre si presentano in calzamaglia e passamontagna neri) e il contrasto suono-immagine genera surreali suggestioni, con citazioni da Morricone e suoni sci-fi anni Cinquanta, inseguimenti in bianco e nero ed efferati delitti annegati in un fiume di distorsioni elettroniche. Dopo un’intera settimana di concerti e ore piccole, intorno alla mezzanotte del giovedì sera, un b-movie turco a due metri da Alexander Hacke vestito da Diabolik è molto simile ad una esperienza onirica. SHAZAM!

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