Ritratto di città

Al Regio il Detroit Torino Urban Jazz Project, con i sax di Emanuele Cisi e Chris Collins

Recensione
jazz
Teatro Regio Torino
09 Maggio 2011
Nato nel 2006 dall’incontro fra i sassofonisti Emanuele Cisi e Chris Collins, il Detroit Torino Urban Jazz Project è una bella idea di scambio fra due città accomunate nell’immaginario collettivo dall’ingombrante appellativo di “industriale” e – oggi - da quello ancora più ingombrante di “post industriale”. Ultima realizzazione in ordine di tempo è l’approdo sinfonico del progetto, con la commissione a James Hartway e Carlo Boccadoro di un lavoro per orchestra e quartetto jazz. Va detto subito che la bussola di entrambi i compositori punta con decisione verso il jazz, ed entrambi i lavori (soprattutto quello di Hartway) sembrano indicare, almeno a un primo ascolto, più la volontà di piegare l’organico orchestrale verso un sound da big band che non sintetizzare nuove idee. Pregevole il lavoro di Boccadoro, che mette al centro dell’attenzione il quartetto e la sezione ritmica, tirando fuori il meglio da un mingusiano convinto come il contrabbassista Furio Di Castri e facendo dialogare il lirico Cisi con il più [i]bluesy Collins[/i]. Due le parti, opposte per mood: la notturna “12 pm. Tranquillo” e la più umorale “12 am. Rapido”. Di grande impatto sonoro “Urban Pictures” di Hartway, che nella prima sezione - “Mean Street” - sembra omaggiare la Blaxploitation, Isaac Hayes e un certo Herbie Hancock, mentre nella seconda, la sfrenatissima – “Renaissance Cities” si attiene a sonorità più bop, dando agli ottoni un ruolo centrale, costringendo l’orchestra a fare la big band e scambiando spesso ruolo ai due solisti. Era lecito, forse (o forse è sempre lecito) aspettarsi qualcosa di più, uno scarto dalla norma più marcato, una ricerca di nuovi linguaggi più che l’omaggio a un sound. O forse far suonare così groovy un’orchestra sinfonica (e il merito va anche al batterista Sean Dobbins, al citato Di Castri e al direttore Damian Iorio) è già abbastanza. Un’occasione persa, invece, i [i]visuals[/i]: immagini delle due città, perlopiù notturne o da cartolina, che ricercano un “bello” mal compatibile con la futurista lode dell’urbanità, del motore e della rapidità sottointesa in entrambe le composizioni.

Note: Programma: Alfredo Casella "Divertimento per Fulvia Suite" per orchestra da camera, tratta dal balletto "La camera dei disegni op. 64"; Carlo Boccadoro "Point of View" per quartetto jazz e orchestra - prima esecuzione assoluta; Emanuele Cisi "Tenorland" per quartetto jazz; Aaron Copland "A Quiet City" Fantasia per tromba, corno inglese e orchestra d'archi dalle musiche di scena per l'omonima opera di Irwin Shaw - Ivano Buat tromba - Alessandro Cammilli corno inglese; James Hartway "Urban Pictures" per quartetto jazz e orchestra - prima esecuzione assoluta. Proiezione di immagini di Piero Ottaviano e Geoff George. Una coproduzione Teatro Regio e Filarmonica '900 In collaborazione con Wayne State University Con il patrocinio della Città di Detroit

Interpreti: Chris Collins: sax; Emanuele Cisi: sax; Furio Di Castri: contrabbasso; Sean Dobbins: batteria;

Orchestra: Filarmonica '900 del Teatro Regio

Direttore: Damian Iorio

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