QUELLE PAROLE DEGLI ARCADE FIRE

L'epica di cui abbiamo bisogno

Recensione
pop
Personalmente sento la mancanza di canzoni epiche, che ci parlino in toni altisonanti di quello che viviamo, della nostra società. Penso a prese di posizione nette, da urlare in faccia agli altri, a tutti i nemici, perché è inutile che ci prendiamo in giro, il mondo è pieno di nemici. Penso, per intenderci, a Bob Dylan o a Bruce Springsteen. Forse è stato questo mio bisogno a farmi ascoltare decine di volte di fila “Suburban war”, tratta dall’ultimo meraviglioso disco degli Arcade Fire. Win Butler non è uno che si mette col petto in fuori, ma di certo non le manda a dire e tratteggia in questa bellissima ed epica ballata un quadro desolante e commovente, fatto di vecchi amici che sono cambiati, di appartenenze a tribù diverse, di città che crollano.
“This town's so strange They built it to change And while we're sleeping all the streets, they rearrange”
La voce è drammatica, il testo alterna immagini più personali ad altre generazionali, nel senso più profondo del termine. Una generazione smarrita e divisa. Win Butler, nato americano, nell’America profonda, ma canadese d’adozione (di Montreal), rivive in questo disco la sua infanzia delle periferie. E ci regala parole grandiose, le parole di cui avevamo bisogno.
“And my old friends, I can remember when You cut your hair We never saw you again Now the cities we live in Could be distant stars And I search for you In every passing car”


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