Morricone ammalia ancora

Una tappa del 60 Years Of Music Tour ha inaugurato la prima edizione del Cittadella Music Festival di Parma

 Ennio Morricone - Courtesy Insideout Agency - foto di Roberto Fontana
Courtesy Insideout Agency - foto di Roberto Fontana
Recensione
classica
Cittadella Music Festival, Parma
Ennio Morricone: 60 Years Of Music
21 Giugno 2018

Ammaliante e immediata come le immagini dei migliori film che ha rivestito: così si è presentata la musica di Ennio Morricone in occasione della tappa parmigiana del suo 60 Years Of Music Tour, che ha inaugurato la prima edizione del Cittadella Music Festival. Di fronte a un pubblico di circa novemila persone il compositore novantenne ha diretto l’Orchestra Roma Sinfonietta e il Nuovo Coro Lirico Sinfonico Romano attraversando l’ideale sintesi di un catalogo costruito in sessant’anni di lavoro al servizio del cinema, un tracciato che ha lasciato un segno personale e riconoscibile nel modo di comporre e concepire la stessa musica per film.

Seduto sul podio, con di fronte un assistente letteralmente aggrappato al leggio per girare le pagine ed evitare che la brezza serale scompaginasse la partitura, il maestro romano ha guidato con gesti misurati ma eloquenti orchestra e coro in un excursus capace di richiamare atmosfere e immagini di pellicole tra le più celebri del suo repertorio assieme ai “Fogli Sparsi”, sezione del programma che offriva l’ascolto di pagine tratte da titoli quali Bugsy, Metti una sera a cena o ancora Baaria. Una forza evocatrice che sopperiva in parte all’assenza della proiezione di sequenze tratte dai film citati sui maxischermi presenti ai lati del palco, utilizzati solo per rimandare immagini in diretta del concerto stesso.

 Ennio Morricone - Courtesy Insideout Agency - foto di Roberto Fontana
Courtesy Insideout Agency - foto di Roberto Fontana

Avviato dalle note de La leggenda del Pianista sull’Oceano, il percorso di ascolto ha quindi rappresentato in maniera plastica una delle caratteristiche proprie delle musiche nate per il cinema, vale a dire la loro attitudine a riportare in primo piano i volti dei personaggi e le situazioni narrate in vicende archiviate nei diversi angoli della memoria. In questo senso la cifra stilistica di Morricone appare emblematica per quella sua capacità di cesellare melodie originali e riconoscibilissime al tempo stesso, come nel caso del disegno, tracciato con delicata tenerezza, di uno dei motivi più celebri di Nuovo cinema Paradiso. O ancora, come non farci trascinare nella corsa allucinata di Eli Wallach – il Tuco Ramirez de Il buono, il brutto, il cattivo – trasportati tra le tombe del cimitero di Sad Hill dalla cavalcata in crescendo de L’estasi dell’Oro, brano dal meccanismo perfetto tra l’incedere inesorabile dell’arrangiamento strumentale e il senso epico della linea melodica, in questa occasione restituita con trasporto dalla soprano Susanna Rigacci.

Nella sua lunga carriera Morricone ha scritto anche “musica assoluta” – così perlomeno viene denominata sul suo sito ufficiale – producendo un ampio catalogo parallelo a quello della musica per film, nel quale ha perlustrato le diverse combinazioni stilistiche contemporanee, passando dalla serialità ad altre soluzioni che hanno condotto, tra l’altro, composizioni come Vidi Aquam Id Est Benacum (1993) a essere distribuite in forma di CD in allegato a una rivista come New Age Music & New Sounds, o ancora più recentemente spingendo il compositore a confrontarsi con strumenti come il piano-pédalier, al quale ha dedicato il brano Studio IV bis.

Una pluralità di declinazioni che restituiscono l’indole trasversale di questo autore, ma che non distolgono dal focus della sua produzione di musiche per film, centrale in particolare nell’ottica della sua identità artistica e, soprattutto, del rapporto con il suo pubblico. Un dato, quest’ultimo, emerso anche in questa occasione a giudicare dal calore con il quale la platea e le gradinate allestite nel parco della Cittadella hanno risposto brano dopo brano. Un affetto che ha coinvolto, oltre alla già ricordata voce di soprano della Rigacci, anche le intense interpretazioni di Dulce Pontes, fino ad arrivare alla suggestione liberata dall’esecuzione a chiusura di concerto di alcune pagine tratte dalla colonna sonora di Mission, altro esempio di combinazione tra ispirazione melodica e alchimia timbrico-strumentale di rara efficacia. Alla fine due bis e tanti applausi hanno chiuso nel migliore dei modi questo omaggio alla carriera di uno dei più emblematici compositori del nostro tempo.

 Ennio Morricone - Courtesy Insideout Agency - foto di Roberto Fontana

 

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Piace l’allestimento di McVicar, ottimo il mezzosoprano Lea Desandre

classica

Napoli: il tenore da Cavalli a Provenzale

classica

A Bologna l’opera di Verdi in un nuovo allestimento di Jacopo Gassman, al debutto nella regia lirica, con la direzione di Daniel Oren