Molto rumore per (il) nulla

Gli Animal Collective appaiono sdentati nello zoo del suono

Recensione
pop
Le nozze di Figaro Firenze
12 Marzo 2009
Il trio statunitense viene da tempo considerato uno dei più degni rappresentanti della nuova ondata psichedelica americana. E dal Duemila a oggi, con una buona manciata di album ben più che interessanti, ha dimostrato di saper imbastire scenari in cui convivono al meglio suoni analogici ed elettroniche minimali, libertà vocali e brani a cavallo tra il folk e il pop. Il tutto condito da una spolverata di noise che parla direttamente alla pancia e che dà all’insieme un retrogusto decisamente acido. I tre, sul palco del Viper Theatre di Firenze, sono immersi in una cornice futuribile di luci e proiezioni sparate sulla grande sfera che li sovrasta. Si divertono a stuzzicare il pubblico con atmosfere morbide e tappeti sonori scricchiolanti che piacciono molto e convincono. Ma dopo i primi quattro brani, la varietà insistente delle composizioni crea un certo spaesamento e mostra l’assenza di uno stile riconoscibile. Stile invece ben presente ad esempio nel loro ultimo lavoro, "Merriweather Post Pavilion", pur se celato in un complesso collage di note, echi e rumori schizofrenici. La musica del live fiorentino, a tratti piacevolmente ipnotica e ripetitiva, si dimostra così in altri momenti “ripetente” e annoia l’ascoltatore più esigente. Il pubblico giovane, popolato di tanti ragazzi americani, sembra invece apprezzare molto la proposta degli Animal Collective e rimane, per tutta la durata della performance, lanciato in un ballo spasmodico sul bordo del nulla.

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