In memoria del post che fu

Il tour italiano dei Thee Silver Mt. Zion arriva allo Spazio 211

foto jt
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Recensione
pop
Spazio 211 Torino
09 Aprile 2010
Un gruppo tra i pochi capaci, a cavallo del salto di millennio, di «manomettere la formula post rock nutrendola di angoscia politica» (e con dischi praticamente strumentali). Questi i Godspeed You! Black Emperor secondo Simon Reynolds. Ascoltando la loro attuale versione “verbalizzata”, sfogo non più solo sonoro del chitarrista Efrim Menuck, nota al momento come Thee Silver Mt. Zion Memorial Orchestra, si ha l’impressione di assistere alle inevitabili traiettorie del “post”, storicamente condannato a farsi superare da se stesso. Una volta ammesso questo con noi stessi, possiamo pacificamente accettare che la musica dei canadesi non suoni più nuova come una volta. L’ultimo disco licenziato, “Kollaps Tradixionales”, con cui la formazione apre il concerto dello Spazio 211, suona tanto “stilizzato” quanto emotivamente coinvolgente. La sintesi di tempi progressive e attitudine punk è rimasta intatta anche con l’attuale snellimento di formazione (la crisi economica colpisce anche in Canada?). Forse persino troppo intatta: la potenza del suono, costruito sulla batteria del “nuovo” David Payant, spinge verso il versante meno raffinato. L’incastro degli archi elettrificati e gli squarci della chitarra del salmodiante Efrim guadagnano in cattiveria e perdono in soluzioni possibili: un problema, quando la scaletta è di 5-6 lunghi pezzi più il bis. Esaltanti nel repertorio nuovo, concepito per la formazione ridotta e meglio giocato sui cambi di tempo e atmosfera (l’inizio con “I Built Myself A Metal Bird” e la più lirica “There is a Light”), i cinque emozionano meno con canzoni-simbolo come “God Bless Our Dead Marines”, “One Million died to Make This Sound”, fino al bis di “13 Blues for Thirteen Moons”. Scoperti nel loro metodico inseguimento del climax e limitati negli arrangiamenti dalla formazione ridotta, si teme che la “Memorial Orchestra” diventi veramente tale, celebrando più i tempi che furono che non quelli che saranno.

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