La figura delicata, a tratti infantile, ma insieme coraggiosa e volitiva di Cio Cio San ha sempre esercitato un grande fascino sul pubblico inglese. La creatura pucciniana ha costantemente calcato le scene del Royal Opera sin dalla sua prima rappresentazione qui, nel 1905 - se si eccettua l’intervallo dal 1993 al 2003, il più lungo mai avvenuto.
Che tutto il dipanarsi del dramma sia imperniato sul personaggio di Cio Cio San, crea inevitabilmente una grade aspettativa sull’artista che lo impersona. Nella sera del 10 aprile l’artista in questione, artista con la A maiuscola, era Ermonela Jaho, soprano albanese in ascesa e una favorita del Royal Opera. Non solo la Jaho delinea l’evoluzione psicologica del suo personaggio da attrice consumata, ma anche sorveglia senza cedimenti la purissima emissione della voce. Che però, bisogna dirlo, non ha il peso specifico di Butterfly, appartenendo la Jaho al versante ‘light’ della schiera dei soprani lirici. Su questa eterea vocalità, Pappano regola i volumi orchestrali, dominando totalmente gli equilibri tra palco e buca, ed adattandoli alle diverse vocalità con cui di volta in volta interagisce. Così, quando Pinkerton viene alla ribalta, Pappano allenta la briglia lasciando montare l’orchestra sull’onda del timbro brunito di Marcelo Puente. Il tenore argentino, che del suo personaggio ha senz’altro tutto lo charme scenico, pecca però nel bilanciamento dei vari registri vocali, risultando spesso appannato nell' acuto. Rimprovero che non si può certo muovere all’efficace Sharpless di Scott Hendricks, o al caratterizzato Goro di Carlo Bosi, né tantomeno alla strepitosa Elizabeth DeShong, una Sukuzi ferocemente protettiva. Alla fastosa partitura pucciniana, fa da cornice la produzione sobria di Moshe Leiser e Patrice Caurier, tornati sul palco del Royal Opera per ricreare, rifinendola da qualche eccesso, la produzione che inaugurarono nel 2003. La casa di Butterfly, set unico ove tutta la storia si svolge, è circoscritta da una serie di pareti mobili che aprono e chiudono la vista sugli ambienti esterni. A tanta austerità fanno da contrappeso i raffinati costumi di Agostino Cavalca e un uso suggestivo delle luci. Di grande impatto anche la contrapposizione tra le gestualità delle due culture a confronto: tanto assertiva e tronfia quella americana, quanto agile e misurata la giapponese. Stranamente non in sintonia con tanta chiarezza di intenzioni il coro, sia scenicamente che vocalmente sottotono.
Note: Tragedia giapponese in tre atti
Musica Giacomo Puccini
Libretto Giuseppe Giocosa e Luigi Illica
Interpreti: B.F. Pinkerton Marcelo Puente
Goro Carlo Bosi
Suzuki Elizabeth DeShong
Sharpless Scott Hendricks
Cio Cio San Ermonela Jaho
Imperial commissario Gyula Nagy
Ufficiale del registro Jonathan Coad
Madre di Cio Cio San Eryl Royle, Zio Yakusidè Adrew O'Connor, Cugina Amy Catt, Zia Kiera Lyness
Zio Bonzo Ulrich Ress
Principe Yamadori Yuriy Yurchuv
Dolore (figlio di Cio Cio San) Paul Benkert
Kate Pinkerton Emily Edmonds
Regia: Moshe Leiser, Patrice Caurier
Scene: Christian Fenouillat
Costumi: Agostino Cavalca
Orchestra: Royal Opera
Direttore: Antonio Pappano
Coro: Royal Opera
Maestro Coro: William Spaulding
Luci: Christophe Forey