L'opera ai cantanti

Barbara Frittoli e Marcello Alvarez guidano un cast vocale di prima grandezza in una produzione vincente della Luisa Miller di Verdi

Recensione
classica
Royal Opera House (ROH) Londra
Giuseppe Verdi
22 Aprile 2003
Luisa Miller è tradizionalmente considerata un'opera di transizione, a metà strada tra il primo Verdi ed i capolavori della maturità; ma nonostante preceda di poco Rigoletto, e presenti una maggiore influenza del modello donizettiano, il lavoro può essere a fatica definito il frutto di un compositore ancora alla ricerca di sè stesso: dopotutto si pone alla fine di un decennio che aveva prodotto Nabucco, Ernani e soprattutto Macbeth. Forse l'elemento più caratteristico di Luisa Miller è la rinuncia alla grandiosità: il dramma originale di Schiller, Kabale und Liebe, viene condensato nella trasposizione operistica fino a ridurre l'azione, e soprattutto i personaggi, al minimo indispensabile, con il risultato di esaltare l'individualità di questi ultimi. Il confronto con un'altra trasposizione da Schiller, I masnadieri, che precede Miller solo di due anni, è in questo senso estremamente indicativo. Certo, la censura napoletana, e le particolari esigenze delle politiche interne del Teatro San Carlo, in cui a metà dell'Ottocento era impossibile avere due prime donne, hanno la loro influenza sulle decisioni del compositore e del suo librettista, ma non c'è dubbio che il risultato finale corrisponda ai desideri di Verdi, che in una lettera allo stesso Cammarano sottolinea come l'opera richieda 'un dramma breve, con abbondanza di interesse, azione, e soprattutto emozioni'. Sotto questo punto di vista, il libretto di Luisa Miller può essere considerato esemplare, ed è facile dimenticare che l'azione si svolge in un solo giorno, dall'alba allo scoccare della mezzanotte, tanto intenso ed inesorabile è lo svolgersi del dramma, amplificato dalla costante attenzione ai personaggi: Verdi non ha tempo per inutili narrative, sono le emozioni individuali che contano. Naturalmente questo crea problemi al regista contemporaneo, atto a sviluppare testi e controtesti, e a concettualizzare tutto ciò che possa essere concettualizato: da questo punto di vista, il regista Olivier Tambosi fa la scelta giusta, e prende il testo alla lettera, lasciando il palcoscenico ai cantanti. Meno soddisfacente la scena fissa di Roland Aeschlimann, che rappresenta il paesaggio alpino come uno stilizzato scalone di legno, al cui centro si trova il capanno dei Miller, e che non è estraneo a qualche tocco di kitsch, come la gigantesca statua della Vergine e due stambecchi sullo sfondo all'inizio del primo atto. I cambi di scena sono definiti da un telone nero, che forza gli interpreti a muoversi sul proscenio, con il risultato che la produzione sembra fare ciò che nel clima contemporaneo è divenuto anatema: i cantanti si pongono in mezzo al palcoscenico e cantano. Ma quando il cast è di questi livelli, ci si rende conto che l'opera richiede poco altro. Barbara Frittoli è splendida nel ruolo principale, definendo il carattere apparentemente sottomesso ma deciso di Luisa attraverso una scelta di toni chiari ed un uso virtuosistico delle dinamiche. Marcello Alvarez si dimostra ancora una volta un cantante di grande intelligenza e musicalità, con fraseggi senza pari che esaltano il testo drammatico: la sua interpretazione di "Quando le sere al placido" è senza dubbio il momento più esaltante della serata. Il baritono dolce ma incisivo di Carlo Guelfi è commovente nel ruolo del padre, e Ferruccio Furlanetto è un'imponente presenza fisica e vocale nel ruolo del Conte, ben accompagnato dal Wurm quasi ripugnante di Philip Ens. Maurizio Benini alla guida della Royal Opera House accompagna gli interpreti con grande intelligenza stilistica, e sottolinea con incisività la crescente tensione drammatica tra i tre atti. Con questi risultati, è difficile trattenersi dal chiedersi perché non succede più spesso che l'opera sia lasciata ai cantanti.

Note: nuovo all.

Interpreti: Luisa: Barbara Frittoli / Angeles Blancas; Rodolfo: Marcelo Alvarez; Miller: Carlo Guelfi; Wurm: Philip Ens; Il Conte Walter: Ferrucio Fulanetto; Laura: Tove Dahlberg; Federica: Sara Fulgoni

Regia: Olivier Tambosi

Scene: Roland Aeschlimann

Orchestra: Orchestra della Royal Opera House

Direttore: Maurizio Benini

Coro: Coro della Royal Opera House

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Successo per Beethoven trascritto da Liszt al Lucca Classica Music Festival

classica

Non una sorta di bambino prodigio ma un direttore d’orchestra già maturo, che sa quello che vuole e come ottenerlo

classica

Napoli: per il Maggio della Musica