L’importanza di esser Franco… e di divertirsi!
Doppio sold out per L'importanza di esser Franco di Castelnuovo-Tedesco, messo in scena al Teatro Due dal Conservatorio “Boito” di Parma

Ha fatto registrare un doppio “tutto esaurito” la nuova messa in scena de L’importanza di esser Franco op. 198 di Mario Castelnuovo-Tedesco – opera comica per 8 cantanti, 2 pianoforti e percussioni – proposta dal Conservatorio di Musica “Arrigo Boito” di Parma in collaborazione con Fondazione Teatro Due.
In occasione dei 130 anni dalla nascita del compositore fiorentino naturalizzato statunitense, questa operazione per sua natura di matrice formativo-didattica – i protagonisti, infatti, erano gli allievi dello stesso conservatorio significativamente coadiuvati da alcuni docenti – ha rivelato una freschezza e una vitalità che hanno saputo restituire pienamente il motto di Aldo Palazzeschi «E lasciatemi divertire!» che ha guidato lo stesso Castelnuovo-Tedesco nella stesura di questo lavoro.

Una partitura datata 1962 ma rimasta ineseguita fino a tempi recenti, che sembra per sua natura portata a essere oggetto di operazioni, appunto, didattiche, vuoi per lo snello impianto strumentale che prevede, oltre alle otto voci, “solo” i due pianoforti e un set di percussioni, vuoi per il suo carattere leggero che traduce con gusto elegante in forma musicale il raffinato umorismo che intride la commedia teatrale L'importanza di chiamarsi Ernesto (titolo originale The Importance of Being Earnest), lavoro di Oscar Wilde rappresentato per la prima volta nel febbraio 1895 al St James's Theatre di Londra e fonte dalla quale lo stesso Castelnuovo-Tedesco ha tratto questo adattamento curandone anche la versione ritmica.
Un lavoro al tempo stesso denso e brillante, nel quale la matrice di ironico e sofisticato divertissement del testo si innesta in una variegata materia musicale, un vero e proprio pastiche che mescola musica originale a citazioni le più diverse, che vanno dal Notturno op. 32 n. 1 e dalla Marcia Funebre di Chopin al Don Giovanni di Mozart, dal Trovatore o dall’Aida di Verdi al Volo del Calabrone di Rimsky-Korsakov, dal Rossini del Barbiere di Siviglia allo Schumann di Arabesque, fino ad arrivare ai vari rimandi a Wagner (Cavalcata delle Walkirie, Olandese Volante, Lohengrin, ecc.) e ancora a brani di Schubert, Mendelssohn, Bach, Debussy, Dvorak, Gounod, Bizet, Donizetti, Massenet e così via.

Nei tre atti che compongono quest’opera, questa materia viene distribuita attraverso un passo narrativo spedito e coinvolgente, con le citazioni musicali ora scoperte e – per così dire – “letterali”, ora rivoltate e distorte con ironia, ora ancora mischiate ad altro materiale il più differente. Il tutto legato da un senso drammaturgico fluido e coerente, sia quando il tema musicale gioca in assonanza con il momento scenico (le marce funebri e nuziali, fino alla militaresca canzone popolare “It's a long way to Tipperary”), sia quando esso viene impiegato quale caricaturale sottolineatura di una situazione o di un personaggio (il Bach che funge da leitmotiv alla figura del Reverendo Lanon Chasuble, per esempio).
Caratteri che sono stati ben assecondati in occasione di questa messa in scena, plasmata dalla regia di Roberta Faroldi, che ha saputo gestire con intelligente economia i movimenti scenici nell’ambito di uno spazio disegnato con funzionale essenzialità (costumi ed elementi scenici a cura dell’Atelier Sartoria e dell’Atelier Scenografia di Fondazione Teatro Due) e dal dato musicale governato con solida efficacia grazie al coordinamento musicale curato di Raffaele Cortesi e Riccardo Mascia, impegnati anche ai due pianoforti e affiancati alle percussioni dagli allievi Andrea Benedetti e Fabio De Cecco.

Se la presenza dei docenti del Conservatorio “Boito” Faroldi, Cortesi e Mascia, costituiva l’impianto di fondo di questo allestimento, i veri protagonisti sono stati gli allievi, chiamati a comporre – oltre ai già citati percussionisti e ai maestri di sala Sangmee Lee, Haojing Sun e Yuxin Wang – le due compagnie di canto formate per la prima rappresentazione (quella che abbiamo seguito) da Fabio Sabadini (John/Jack), Hyunwook Kang (Algernon), Yuka Wada (Guendalina), Rio Azuma (Cecilia), Ilariandrea Tomasoni (zia Augusta), Valentina Ferrarese (Miss Prism), Xiaochen Zjang (Reverendo Chasuble), Yikai Xu (Merriman) e Fabiano Zani (Lane) – tutti intenti a condividere una bella affinità scenica, guidati dall’attenta bacchetta di Ana Alarcón Navarro –, mentre per la seconda recita sono intervenuti Camilla Lonati (Guendalina), Hyeonjung Kim (Cecilia), Lu Tong (zia Augusta), Marta Mariavittoria Miccoli (Miss Prism) e Haoran An (Reverendo Chasuble), diretti da Cosimo Gragnoli.
In chiusura di serata i convinti e meritati applausi hanno salutato tutti gli artisti impegnati, segno tangibile che sì, alla fine il pubblico presente – come del resto anche noi – si è proprio divertito.

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