Le buone vibrazioni di Drake e Mirra

I due musicisti portano a Fabbrica Europa un coinvolgente live a quattro bacchette

Recensione
jazz
Festival Fabbrica Europa Firenze
09 Maggio 2010
Che nell’incontro tra il batterista Hamid Drake e il giovane vibrafonista Pasquale Mirra ci sia qualcosa di speciale lo si avverte da subito. Appena i due salgono sul palco, gli sguardi complici e sorridenti lasciano comprendere come molto sia cambiato dal loro primo progetto del 2007. A confermare il feeling raggiunto è innanzitutto la musica: una costellazione di note e battiti che dall’inizio del concerto avvolgono gli spettatori in maniera ipnotica. L’equilibrio sembra ben progettato. E se il ruolo di Drake è di definire la struttura delle composizioni e tenere il timone con la decisione dei colpi e la sensibilità delle dinamiche, Mirra ha la possibilità, e forse il compito, di lanciarsi nelle peregrinazioni sonore, forzando i limiti dei brani e del suo strumento, senza l’esclusione di stratagemmi che ne arricchiscano i colori timbrici. Succede ad esempio quando il musicista inizia a battere sui tasti del vibrafono con bacchette da batteria creando con Drake un quadro percussivo che evoca al tempo stesso l’Africa, l’Indonesia, come pure il pianoforte preparato di John Cage. Ma accade anche quando Mirra “estrae” gli armonici dalle lamelle metalliche del suo strumento usando un archetto. Nulla però è fine a se stesso, piuttosto funzionale al viaggio sconfinato che, travalicando il jazz, approda in territori sonori inaspettati. Particolarmente suggestivo il momento in cui Drake lascia la batteria per impugnare il tamburo a cornice e accompagnarsi in un brano devozionale del Togo. Il dialogo è anche qui aperto agli inserti del vibrafonista italiano, questa volta particolarmente delicati. Il pubblico pretende a gran voce un altro brano ed è accontentato, per un finale che è un vero tripudio di buone vibrazioni.

Interpreti: Hamid Drake: batteria, tamburo a cornice, voce Pasquale Mirra: vibrafono

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