La danza "civile" di Sieni per Dallapiccola

Firenze: al Maggio il coreografo divide il pubblico nel Prigioniero

Il Prigioniero (Foto Camilla Riccò)
Il Prigioniero (Foto Camilla Riccò)
Recensione
Opera di Firenze
Il Prigioniero
19 Giugno 2018 - 23 Giugno 2018

Fischi e applausi per Virgilio Sieni e la sua ideazione e messinscena del Prigioniero di Luigi Dallapiccola abbinato ai Quattro pezzi sacri verdiani, in una combinazione inedita, spiazzante per una parte del pubblico, ma indubbiamente adatta ai talenti del coreografo fiorentino e alla sua idea di danza come racconto civile e pietosa cerimonia di dolori. In questo caso, crediamo, nessuno è rimasto sorpreso  dal vedere unificate le due partiture dal medesimo segno e visione, l’ambigua tortura della speranza della vittima dell’inquisizione del racconto di  Villiers de l’Isle-Adam che ispirò Dallapiccola, e le tragedie umanitarie dei nostri giorni evocate per commentare le preghiere verdiane, all’insegna di corpi scarni, nudi, infangati, di travi e canotti di salvataggio, di cassonetti in cui frugare per cercare un po’ di cibo, di coperte da homeless o da prima accoglienza, di oggetti quotidiani inghiottiti dal mare, il tutto secondo il ritmo pacato  con cui Sieni e la sua compagnia di danza (mescolata all’azione nel Prigioniero e agente davanti al coro in Verdi)  disegna i suoi gruppi di corpi e i suoi ripetuti  tableaux fermés. Pur ammirando alcuni momenti realmente emozionanti e profondamente condividendo il messaggio politico, non si può negare che questa lettura di Sieni ha riproposto  un repertorio di situazioni sceniche e coreografiche  già molto visto a Firenze dove questo artista è di casa. La realizzazione musicale è stata complessivamente corretta per quel che riguarda la concertazione di Michael Boder che ha sostituito Zubin Mehta (l’amato direttore onorario tornerà però a Firenze per i concerti del 28 e 30 giugno), e anche generosa nelle prove fornite in particolare da Levent Bakirci e Anna Maria Chiuri, il prigioniero e la madre, in Dallapiccola, ma il vero protagonista della serata è stato il coro istruito da Lorenzo Fratini, tanto negli impeccabili  fuoriscena del Prigioniero che nelle linee scabre e incisive dell’ultimo Verdi. Successo contrastato, come si diceva, e repliche il 21 e 23 giugno.