Il teatro nel teatro di Strauss

Il cavaliere della rosa alla Scala nell'edizione di Salisburgo firmata da Wernicke

Recensione
classica
Teatro alla Scala Milano
Richard Strauss
01 Ottobre 2011
Ad aprire il sipario è un Pulcinella/Pierrot che nel corso dell'opera sostituirà il paggetto moro; a ribadire che qui si sta giocando al teatro nel teatro ci pensa poi il fondale di specchi, perché ruotando riflette di tanto in tanto la sala del Piermarini. Firmata dal Herbert Wernicke (scomparso nel 2002) arriva alla Scala l'edizione del Cavaliere della rosa nata per il Festival di Salisburgo 1995, ora ripresa da Alejandro Stadler e adattata alle diverse misure del palcoscenico. Sul podio è Philippe Jordan, che ha dato buona prova, anche se l'orchestra è risultata spesso poco elastica appesantendo una tessitura che meriterebbe maggiore leggerezza. Di prima scelta i tre ruoli principali. Anne Schwanewilms è una Marescialla più che autorevole, elegante di voce e con gestualità misuratissima; Joyce DiDonato è perfettamente a suo agio nei panni di Octavian e nel doppio femminile, spiritosa o tenera, languida o clownesca; Peter Rose è un barone Ochs tradizionale quanto a goffaggine e stupidità, assecondato da una voce esperta. Più apannata è parsa la Sophie di Jane Archibald. La messa in scena non ha riservato troppe sorprese. Qualche perplessità: il frac bianco di Octavian da cabaret espressionista, la sua entrata insieme con Pulcinella nel secondo atto su una ingombrante scala semovente e la locanda del terzo simile a un ristorante di lusso. Il finale invece si svolge all'aperto, con due viali alberati e due carrozze che portano via in direzioni opposte Faninal e la Marescialla, mentre la nuova coppia si sdraia a terra in una postura più funebre che erotica. Pulcinella allora sostituisce la rosa d'argento in mano a Sophie con una vera, segno d'amore reale, ma anche destinato alla caducità. E dopo aver raccolto il fazzoletto canonico, tira il sipario e getta il fazzoletto al pubblico. Che per altro ha chiuso la serata con lunghi applausi. P.S maligno. La traduzione italiana del libretto sul display delle poltrone è a dir poco ridicola. E quando nell'intervallo una signora ha chiesto a una maschera se l'interprete di Octavian fosse uomo o donna, l'improvvida ha confessato di non saperlo.

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