Il servo padrone
The Servant, romanzo del 1948 di Robin Maugham, ha già avuto versioni teatrali e cinematografiche (da parte di Losey nel 1963). Ora è anche un'opera.
Recensione
classica
Marco Tutino ha scritto personalmente il libretto di questa sua ultima opera, conservando la lingua inglese originale. È una vicenda esemplare, che esplora i meandri più incoffessabili della psiche umana e disseziona con analitica crudeltà le relazioni tra individui, nella fattispecie Tony, brillante esponente della upper class, e Barrett, l’irreprensibile servitore inviatogli da un’agenzia. Servile e ipocrita – ma anche sinistro e perfino mefistofelico nell’indimenticabile incarnazione di Alfonso Antoniozzi – Barrett s’insinua nella vita di Tony e lentamente ribalta i ruoli tra padrone e servitore, usando senza scrupoli ogni mezzo, non escluso il sesso (porta in casa la sua amante, che seduce Tony, ma tra i due uomini nasce anche un ambiguo rapporto di attrazione/repulsione a sfondo omosessuale). Ma da questa lotta per la supremazia entrambi gli uomini escono alla fine sconfitti e annientati.
L’opera (un atto unico, ma di consistente durata, perché il tortuoso percorso psicologico dei due protagonisti è mostrato con spietata precisione e lentezza) si basa su un duttilissimo recitar cantando, che un piccolo gruppo strumentale, diretto impeccabilmente da Guillaume Tournaire, avvolge in atmosfere discrete ma ambigue e inquietanti. È teatro puro in cui sembrerebbe che sia un dettaglio secondario che i protagonisti cantino e non parlino. Ma proprio qui sta la diabolica abilità di Tutino. Fantastici i quattro protagonisti (oltre ad Antoniozzi sono Mark Millhofer, Giuseppina Piunti e Ruth Rosique) che cantano magnificamente parti molto impegnative sia musicalmente che interpretativamente e contemporaneamente recitano come veri attori, grazie anche alla guida di un regista che viene dalla prosa come Gabriele Lavia. È anche loro il merito del grande successo di The Servant.
Note: Prima rappresentazione assoluta
Interpreti: Alfonso Antoniozzi, Mark Millhofer, Giuseppina Piunti, Ruth Rosique
Regia: Gabriele Lavia
Scene: Gabriele Lavia
Costumi: Gabriele Lavia
Orchestra: Quartetto di Fiesole, Gabriele Ragghianti, Pasquale Bardaro, Marco Vincenzi
Direttore: Guillaume Tournaire
Luci: Gabriele Lavia
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