Il nuovo Rinaldo secondo Spirei

Jacopo Spirei e Ottavio Dantone: insieme per una nuova produzione del capolavoro händeliano, al Ponchielli di Cremona

Rinaldo (Foto A. Santambrogio)
Rinaldo (Foto A. Santambrogio)
Recensione
classica
Teatro Ponchielli, Cremona
Rinaldo
23 Novembre 2018 - 25 Novembre 2018

Meritato successo per il nuovo allestimento del Rinaldo, coprodotto dai teatri di OperaLombardia e andato in scena venerdì sera (replica domenica 25) al Ponchielli di Cremona. Una rilettura in chiave moderna del capolavoro händeliano, secondo Jacopo Spirei, regista italiano tra i più giovani e talentuosi, e diretto da Ottavio Dantone, alla guida della sua Accademia Bizantina. Rinaldo è un uomo qualunque, impiegato tutto giacca e cravatta, un non-eroe da commedia americana che, suo malgrado, si troverà a vivere un’avventura più grande di lui che lo spaventa. Eppur lo fa, per amore di Almirena, donna acqua e sapone. L’avvio della storia, sulle note dell’ouverture, ha del cinematografico: la musica è colonna sonora nella scena dell’incontro tra i due amanti (ufficio di Rinaldo, spazio angusto, grigio e senz’anima). Il mondo di Almirena invece è un prato circolare - nel vero senso del termine - ma il male guasta l’idillio: lo sfondo, telo bianco e leggero, scivola via, rivelando Armida la maga, insieme al suo ragno mostruoso, enorme. Armida e le sue “tarantole” in dark dress, contro cui Rinaldo nulla può, rapiscono Almirena. Il regno del ragno è luogo di perdizione e per salvare la sua amata, Rinaldo dovrà fare il suo ingresso allo Spider’s night, “gli inferi” dei tempi moderni. La regia è ben riuscita. Con efficace originalità e fantasia, Spirei sa reinterpretare gli antichi eroi della Gerusalemme liberata. Una messa in scena necessariamente senza forzature e mai eccessiva. Scene (Mauro Tinti) e costumi (Silvia Aymonino) sono coerenti con la storia, come i cantanti con i loro personaggi: con sdegno e furore ed elegante bravura da fuori classe, Delphine Galou (Rinaldo) dà il meglio di sé. Francesca Aspromonte (Almirena) delizia e incanta in "Lascia ch’io pianga". Raffaele Pe (Goffredo) è straordinario controtenore. Sempre. Tuona Argante (Luigi De Donato) tra squilli di trombe e timpani händeliani e Armida (Anna Maria Sarra) ha potenza di voce e agilità. Tutto funziona. Tutti bravissimi. Dantone conduce tre ore di musica in un succedersi serrato di recitativi e arie, accompagnando al cembalo o improvvisando da solista… L’esecuzione è perfetta, ad altissimi livelli e l’Accademia Bizantina, autentico gioiello italiano dell’antica, è eccellenza fatta musica. Semplicemente straordinaria.

 

 

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Successo per Beethoven trascritto da Liszt al Lucca Classica Music Festival

classica

Non una sorta di bambino prodigio ma un direttore d’orchestra già maturo, che sa quello che vuole e come ottenerlo

classica

Napoli: per il Maggio della Musica