Il folk secondo Doc Chad
Eugene Chadbourne in solo a Torino

Recensione
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Nella cronaca sportiva si legge di quei calciatori che fanno “reparto da sé”. Eugene Chadbourne è musicista che fa genere a sé, inutile sforzarsi nell'aggettivazione. Ci si accosta alle sue performance dal vivo con il necessario stupore e la certezza di rimanere spiazzati. Imperdibile dunque l’occasione di vederlo in solo al Folk Club di Torino. Come parziale adeguamento e “rispetto” allo spazio che lo ospita, Chadbourne accantona la sua anima avant-noise e fa il folksinger, regalando al suo banjo solo brevi intermezzi destrutturati e rumoristici, in una tecnica altrimenti “da manuale” – o quasi. A voler razionalizzare ciò che si sente, l’avanguardia sembra aver chiuso il suo cerchio, superato la fase del “post” a tutti i costi per ritornare alle origini non per nostalgia, ma per un principio di doppia negazione, che restituisce i linguaggi rivivificati e rinnovati. O forse no: Doc Chad, semplicemente, fa quello che gli pare; come sempre. Il repertorio segue l’estro del momento: Chadbourne pesca i testi da due brogliacci scocciati e sudici, che paiono tutta la musica del mondo. Spiccano dal suo canzoniere l’antimilitarista “They Can Make It Rain Bombs”e l’ironica “Don’t Happy Be Worry”, oltre a “Happy New Year” (del periodo Shockabilly). Quasi in chiusura, strappa applausi l'irresistibile “Roll Over Berlusconi”, invettiva contro il nostro premier sul tema di “Roll Over Beethoven”.
In un accostamento “estremo” e azzardato, perfettamente in linea con la serata, dopo il set di Chadbourne (che, ammettiamo, avremmo voluto più lungo) il Folk Club propone la Ralfe Band, giovane formazione inglese più vicina a Kings of Convenience o Badly Drawn Boy: atmosfere rarefatte tra arpeggi di piano e chitarre accarezzate. Piacevoli, ne sentiremo ancora parlare.
Interpreti: Eugene Chadbourne: banjo, chitarra, voce. Ralfe Band
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