Il fascino di New York per le sorelle Labèque

Al Regio di Parma il duo ha proposto brani di Gershwin, Glass e Bernstein

Katia e Marielle Labèque
Foto di Roberto Ricci
Recensione
classica
Teatro Regio, Parma
Katia e Marielle Labèque
15 Aprile 2018

È stato un ideale viaggio nel tempo tra le strade di New York quello offerto domenica scorsa da Katia e Marielle Labèque nell’ambito della stagione concertistica del Teatro Regio di Parma.

Una di fronte all’altra, le due pianiste hanno accompagnato un pubblico attento, non numerosissimo ma via via sempre più coinvolto, in un repertorio squisitamente nordamericano, prendendo le mosse dai Tre preludi per pianoforte che George Gershwin ha eseguito per la prima volta al Roosvelt Hotel di New York nel 1926.

Nella trasposizione di Irwin Kostal per due pianoforti qui proposta, la miscela di profumi della  tradizione classica, riscontabile nella forma tripartita, e di ingredienti jazzy, sparpagliati dal compositore americano attraverso quel suo gusto personalissimo che connota anche le sue pagine più celebri (Rhapsody in Blue in testa), è apparso come amplificato. In questo senso, l’interpretazione delle sorelle francesi ha saputo sottolineare il carattere spontaneo e immediato di questa pagina mantenendo comunque un equilibrio interpretativo avvolto in una misurata raffinatezza.

Katia e Marielle Labèque
Foto di Roberto Ricci

Il clima è poi cambiato passando al newyorkese d’adozione Philip Glass e ai suoi Quattro movimenti per due pianoforti, eseguiti per la prima volta nel 2008 da Dennis Russell Davies e Maki Namekawa su commissione del festival pianistico della Ruhr. Il rapporto delle Labèque con la musica di Glass è sicuramente consolidato – alle due sorelle è dedicato il Concerto per due pianoforti e orchestra del 2015 – e ha permesso alle due interpreti anche in questa occasione di evidenziare i caratteri dinamici dei Quattro movimenti, offrendo una sintonia digitale dalla fascinosa accuratezza, valorizzando quegli archetipi reiterativi tipicamente glassiani caratterizzanti una pagina peraltro forse tra le meno ispirate del compositore originario di Baltimora.

Un altro scarto temporale ci ha accompagnato nella seconda parte della serata grazie all’omaggio a Leonard Bernstein, in occasione del centenario della nascita, tributato attraverso West Side Story. Symphonic dances and songs, compendio del musical originario arrangiato per due pianoforti ancora da Irwin Kostall, che vedeva anche Raphael Seguinier alla batteria e Gonzalo Grau alle percussioni. Il carattere trascinante del musical approdato a Broadway nel settembre del 1957 dopo il debutto a Washington nell’agosto dello stesso anno, è stato restituito con piglio divertito dalle due sorelle, assecondate con efficace misura dai due musicisti “aggiunti”, offrendo una galleria di immagini musicali che ha palesemente coinvolto il pubblico presente, sulla scia di scarti ritmici avvincenti e di melodie celeberrime, tra le quali “Maria” o ancora “America” e “Mambo”, queste ultime riproposte anche come bis sulla scorta dei calorosi applausi che hanno salutato le due pianiste.

foto di Roberto Ricci
Foto di Roberto Ricci

 

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