Il doppio del doppio

Blixa Bargeld e Alva Noto al Castello di Rivoli

foto j.t.
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Recensione
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Xplosiva Rivoli
23 Settembre 2010
Il doppio, lo specchio e le strutture iterative sono la chiave interpretativa per avvicinarsi alla performance di Blixa Bargeld e Alva Noto al Museo d’arte contemporanea del Castello di Rivoli. L’occasione coincide con una splendida mostra appena aperta, “Exhibition Exhibition”, curata da Adam Carr per la Manica Lunga del Castello: un’esposizione di opere sul tema del doppio e doppie a loro volta, in sovrapposizione tra forma e contenuto; un’esposizione a sua volta doppia e duplicata con rimandi speculari fra le opere lungo il percorso rettilineo della mostra, in uno straniante ripetersi di esperienze sensoriali. Sono le stesse strutture iterative della musica digitale, di “sostanza” binaria e formalmente iterativa. Sono anche le strutture degli esperimenti vocali di Blixa Bargeld, dalle performance in solo di [i]Rede / Speech[/i] a questo progetto con Alva Noto: brani di speaking poetry, frasi appena accennate, gridi laceranti lanciati nel microfono e duplicati, sovrapposti in continuo scostamento. Come un’installazione dell’artista Rebecca Horn nella collezione permanente del museo, “Miroir du Lac”: specchi basculanti che si rimandano le immagini in sottile e continua oscillazione. L’incontro fra Blixa Bargeld e Alva Noto è un riuscito incontro di poetiche, che fa della genialità della sintesi (nel senso di capacità di ottimizzare i materiali) il suo punto di forza. Una voce nuda, suoni digitali semplici, fra aperture liriche e improvvisi muri di rumore su tutte le frequenze: un uso narrativo della retorica del glitch e dell’elettronica, funzionale ad un progetto che – partendo dalla voce – mantiene al suo centro la possibilità di raccontare. Bargeld intesse discorsi fra tedesco e inglese, si ostina su nomi (“Ret Marot”, scrittore anarchico tedesco) e titoli-motto (“Electricity is fiction”), duplica canzoni folk (la splendida ballata nichilista “I wish I was a Mole in the Ground”) e non, con una cover di Harry Nillson perfettamente intonata al tema del giorno: “One (is the loneliest number)”.

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