I troppi ingredienti del nu klezmer

Gli Oi Va Voi a Roma presentano il nuovo elaborato disco

Foto di Andy Coules
Foto di Andy Coules
Recensione
world
Circolo Degli Artisti Roma
19 Maggio 2009
Viaggiando sulla faccia della terra (parafrasando il titolo del loro nuovo disco), capita che in pochi anni si cambino tre elementi su sei, si faccia la pre-produzione dei nuovi pezzi nella penombra di una sinagoga di Londra e si finisca a suonare a Roma. Girando in lungo e in largo, gli Oi Va Voi chiudono in valigia il loro mondo, quel crocevia di klezmer, ska, folk di sapore balcanico in salsa pop d’Oltremanica che si portano addosso come una seconda pelle, per aprirla al Circolo degli Artisti. E tirare fuori un concerto gradevole, ben suonato e ben missato, ma avvolto da quella inconfondibile freddezza da lounge bar tutta made in London. Certo, non è colpa delle ultime arrivate: Anna Phoebe, trascinatrice nei pezzi più movimentati a bordo del suo violino, e Bridgette Amofah, bellissima bambola dalla pelle di ebano vestita per una passeggiata nello spazio, buona tecnica, presenza e timbro di voce stile Skye dei Morcheeba. Sui tappeti creati dalla chitarra sapiente di Nik Ammar, a trascinare è il violino e tromba e clarino di David Orchant e Steve Levi condiscono atmosfere d’est Europa. Lo si capisce subito, fin da "Photograph" e le sue sonorità ucraine; poi atmosfere anni ’60 e una robusta Les Paul si mescolano alla perfezione con il gusto klez-pop dei fiati. L’eleganza londinese (e molto Air) di "Every time", singolo in radio dal 10 aprile, segna il giro di boa: con "Gypsy" spalancano il world e la sua music. Spazio ad una simpatica captatio benevolentiae calcistica con un paio di “Daje Roma”, ricambiati dal boato dei romanisti in sala. Resta il tempo per "Traveling the face of the globe", pezzo ben congegnato che dà il titolo all’ultimo album. Godibile, ma segno che troppi ingredienti rischiano di perdersi in un sapore gradevole, ma in cui di definito rimane poco.

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