Gli allegri Nibelunghi per ridere di Wagner

A Karlsruhe continua la rivisitazione del mito wagneriano con l’operetta di Oscar Straus

Die lustigen Nibelungen
Die lustigen Nibelungen
Recensione
classica
Badisches Staatstheater di Karlsruhe
Die lustigen Nibelungen
15 Dicembre 2017 - 22 Giugno 2018

A Karlsruhe sembrano decisi a conquistare il titolo di picconatori ufficiali del mito wagneriano. Resi gli onori postumi al direttore Hermann Levi , vittima del cerchio magico antisemita di Cosima, e messi in mostra i germi protonazisti della Bayreuth post-Wagneriana con Wahnfried, sulla scena del Badisches Staatstheater arriva l’irriverente parodia di Die lustigen Nibelungen, operetta burlesca e primo grande successo nel 1904 dell’ebreo viennese Oscar Straus. Il libretto di Rideamus, nom de plume del rispettabile avvocato berlinese, Dr. Fritz Olivén, nello spirito delle operette mitologiche di Jacques Offenbach, usa l’attrezzeria del mito fondante germanico e ne fa una satira del nazionalismo trionfante dell’impero guglielmino.

E allora nel polveroso regno di Borgogna capita che il malmostoso Gunther (Michael Dahmen) si metta in testa di impalmare la muscolare Brunhild (Christina Niessen), regina di Isenland, che fa fuori più pretendenti della principessa Turandot anche senza indovinelli. Circondato di inetti, dal sentenzioso papà Dankwart (Edward Gauntt), dalla mamma-virago Ute (Rebecca Raffell), dal truce zio Hagen (Daniel Pastewski) e giù fino alla tribù di improbabili guerrieri, Gunther chiede aiuto a un Siegfried (Klaus Schneider) imborghesito e benestante grazie al 6% di interessi sull’oro investito nella Rhenish Bank. Siegfried invisibile e Hagen fanno vincere il torneo all’inetto Gunther che può sposare Brunhild ma si ritrova da solo nel bagno per la prima notte di nozze. Siegfried capita per sbaglio nel letto di Brunhild ed è subito scandalo. La corte di Borgogna dice di voler difendere l’onore di Gunther ma pensa piuttosto alla fortuna di Siegfried, che eliminerà grazie al segreto della sua vulnerabilità rivelato dalla romantica Kriemhild (Ina Schlingensiepen), amante tradita. Non sarà l’uccellino a salvare l’eroe ma la finanza: le azioni della Rhenish Bank crollano e Siegfried cede la metà di quella carta straccia ai nemici borgognoni. L’onore di Gunther è ristabilito e il regno festeggia.

Morto e sepolto il mondo guglielmino sotto le macerie di due guerre, il team guidato dal regista Johannes Pölzgutter gioca piuttosto con la versione molto personale del Nibelungelied fatta da Wagner e con l’iconografia classica che, nonostante mezzo secolo di iconoclastia da Regietheater, resta ben radicata nell’immaginario dello spettatore. L’ottimo lavoro della costumista Janina Ammon la traduce in un coloratissimo trovarobato di scintillanti elmi piumati e cornuti, trecce lunghissime, armature, spadone scintillanti, Rheintöchter con coda bifida in vasca da bagno, schiere disordinate di bercianti valchirie e una pattuglia di “veri” Nibelunghi, capitanati dalla spassosa Sandra Maria Germann, nani irsutissimi e coi piedi grandi come quelli degli hobbit, che servono a Casa Siegfried con candide crestine inamidate. Ricco di trovate divertenti lo spettacolo, ma non meno ricco di sorprese il trattamento musicale con numerosi innesti wagneriani nelle classiche melodie e marcette dell’operetta viennese composte da Straus e dirette con piglio un po’ marziale da Dominic Limburg.

Una riuscita serata musicale consacrata al “risus teutonicus”, festeggiata con molti applausi a tutti i bravi e scatenati interpreti.

 

 

 

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