Conquista la Traviata di Oren

Ampio successo di pubblico per la Traviata che Oren ha diretto a Trieste, grazie all'ottima prova del soprano Ilva Mula nei panni di Violetta e di Franco Vassallo in quelli di Germont padre. Meno apprezzati Massimo Giordano, un Alfredo più espressivo nelle sonorità contenute che in quelle dove la voce si dispiega nella sua pienezza, e Massimo Ranieri, la cui regia non ha convinto fino in fondo, alla ricerca di un'originalità troppo protesa verso

Recensione
classica
Teatro Lirico Giuseppe Verdi Trieste
Giuseppe Verdi
06 Giugno 2006
Atmosfera di grande eleganza per Traviata, la ventottesima dal 1856, che ieri sera ha trionfato al Verdi di Trieste davanti a un pubblico accorso in massa allo spettacolo conclusivo della stagione 2005-06. La bacchetta di Daniel Oren si è rivelata magica fin dalle prime note del preludio, facendo intuire la passionalità che pervade l'intero lavoro del musicista di Busseto. Sempre benvoluto dal pubblico giuliano, malgrado le recenti vicende che lo hanno visto estromesso dalla carica di direttore artistico del teatro, Oren ha saputo soffrire insieme a Violetta, si è infiammato con Alfredo, ha condiviso l'ideale etico di Germont padre, trascinando verso il successo un'orchestra in forma smagliante. Splendida l'interpretazione di Ilva Mula, che ha portato sulla scena una Violetta capace di passare dai toni dell'esaltato folleggiare parigino alle più sofferte sensazioni legate a un amore che le viene prima donato e poi chiesto di sacrificare, riuscendo a regalare nell'ultimo atto momenti di profonda emozione con la sua vocalità toccante e fortemente espressiva. Ottimo il Germont padre di Franco Vassallo, vero mattatore con la celebre "Di Provenza il mar, il suol", mentre per l'Alfredo di Massimo Giordano gli esiti sono stati meno convincenti, migliori nei momenti di piena intimità con la protagonista che in quelli in cui la sua potente voce ha rischiato di apparire un po' scomposta. Con le sue celebri arie, Traviata è riuscita a strappare un ampio numero di applausi a scena aperta, nonchè una vera ovazione finale, ombrata solo da alcune contestazioni alla regia di Massimo Raineri: buona la sua ricostruzione del clima scapestrato della Parigi ottocentesca, ma lasciare che Alfredo si trascinasse a terra per l'intero palcoscenico era proprio necessario?

Note: Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Lirico "Giuseppe Verdi" di Trieste, in coproduzione con la Fondazione Teatro San Carlo di Napoli

Interpreti: Violetta Valéry: Inva Mula [6, 9, 11, 13 /VI], Ermonela Jaho [8, 10, 15 /VI]; Flora Bervoix: Nicoletta Curiel; Alfredo Germont: Massimo Giordano [6, 9, 11, 13 /VI], Miroslav Dvorsky [8, 10, 15 /VI]; Giorgio Germont: Franco Vassallo [6, 9, 11 /VI], Roberto Servile [8, 10, 13, 15 /VI]; Gastone: Angelo Casertano; Barone Douphol: Angelo Nardinocchi; Marchese D'Obigny: Mario Bertolino; Dottor Grenvil: Carlo Striuli; Giuseppe: Enzo Peroni; Annina: Maria Giovanna Michelini; un commissario/un domestico: Giuliano Pelizon/Ivo Federico

Regia: Massimo Ranieri

Scene: Massimo Ranieri / Naná Cecchi; Luci: Gigi Saccomandi

Costumi: Naná Cecchi

Coreografo: Mariano Brancaccio

Maestro Coro: Lorenzo Fratini

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