Clavicembalo ben roteato

Red Bull e un'idea che mette insieme Bach e breakdance

Recensione
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Christoph Hagel è un direttore d’orchestra, e pianista: ha avuto una idea strana, non saprei dire se geniale, come idea. Posso dire che funziona. Ha selezionato una crew di ragazzi fenomenali che fanno breakdance, e invece di farli ballare su un sound-system hip hop ha ripensato al Bach del transessuale Wendy Carlos (quello del Beethoven elettronificato dell’”Arancia meccanica” di Kubrick); a sinistra c’è il suo pianoforte, amplificato; a destra, il clavicembalo di Sabina Chukurova (o Marianna Henriksson, a seconda delle date), amplificato; in mezzo, la crew dei Flying Steps coreografata da Tartan Bassil. Quando cominciano a ruotare come trottole sul “Clavicembalo ben temperato” convincono. Perché? Perché si può fare breakdance su qualsiasi musica? Su qualsiasi beat? No.
C’è qualcosa sotto che accomuna la sfida alle leggi di gravità di questi muscolosi corpi e l’energia cosmica di una architettura musicale che si regge su un razionalissimo e insieme mistico e matematico volteggiare di note. Se sbagli un passo, facendo breakdance, ti spacchi un polso, un gomito, una caviglia. Se sbagli qualcosa, nel “Clavicembalo ben temperato”, o in un Preludio, o in una Fuga di Bach, ti spacchi la reputazione.
Red Bull ha prodotto questa follia. La porta in giro per il mondo. Il tour sceglie teatri classici, di 700-1.000 posti (la Pergola a Firenze, il Carignano di Torino), li riempie all’inverosimile in sold-out istantanei. Con astuzia evita i Palazzetti dello Sport e le vaste arene tamarre. In sala c’è un pubblico ululante, reattivo al massimo, giovanissimo, che perfettamente capisce quando uno dei ragazzi sta facendo qualcosa di eccezionale. Si rimpiange l’hip hop? Si rimpiange la strada afroamericana? No. Questa è un’altra cosa. Una idea pazzesca. Riuscita.


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