Ceramic Dog: garage-punk-against-the-machine agitprop

Torna dal vivo, a Lupo 340, il power trio di Marc Ribot con Ches Smith e Shahzad Ismaily

Ceramic Dog
Foto di Elio Guidi
Recensione
jazz
Cervia (Ravenna), Lupo 340
Marc Ribot's Ceramic Dog
12 Luglio 2023

Una programmazione eclettica e di primissimo livello, che spazia tra live, incontri a cura di Marco “Borguez” Borghesi (voce e mente della Radio Uabab) con le voci di Radio Tre e di Battiti (Marco Boccitto, Pino Saulo, Ghighi di Paola) o con esperti di Giappone sonico come l’ottimo Federico Savini e molto altro ancora. A ingresso libero, a due passi dal mare.

Tutto questo è Lupo 340, un’utopia realizzata in spiaggia, nell’affollata riviera adriatica, un contenitore di musiche, convivialità e resistenza al conformismo, nuovo progetto nato dalle menti vulcaniche di Area Sismica, che ha aperto questa primavera, inaugurando con São Paulo Underground.

Irresistibile il richiamo a tornare in riviera se il calendario dei concerti recita in data 11 luglio Ceramic Dog, il power trio di Marc Ribot in combutta con il batterista Ches Smith e il polistrumentista (basso, moog, una mezza batteria, chitarra) Shahzad Ismaily.

L’occasione è ghiotta, è in uscita un nuovo lavoro, il quinto, Connection, e in tanti rispondono all’appello riempiendo per bene gli spazi del Lupo 340. Garage-blues ispido e sghembo in apertura, alla maniera di Jon Spencer, con la title track del disco che viene presentato in anteprima.

L’impatto è roccioso, ma questa musica, così come la suonano i tre, ha una qualità peculiare: seppur solidissima e quasi strafottente – come potrebbe esserlo un monello consapevole delle sue capacità – nel suo incedere, sembra spesso sul punto di crollare, di rompersi. E invece procede spedita, caracollante e trionfale. Forse è proprio questa sensazione che trasmette di stare a tratti vicino al punto di caduta che la rende così riuscita e avvincente.

O forse è semplicemente rock and roll (d)evoluto in uno dei suoi punti di massimo splendore ed è per questo che ci piace. Una giga rarefatta che fiorisce in uno stoner rock spoken word minimale, affilato ed efficacissimo, poi “Ecstacy”, che Ribot definisce “uno dei nostri molti manifesti”, dove la pronuncia meticcia già ascoltata nelle scorribande per i vicoli di L’Avana con Los Cubanos Postizos si tinge di ruggine: immaginate di ascoltare una garage band nella Cuba degli anni Sessanta o una oscura gemma da piazzare dritta dritta nel catalogo Vampi Soul e ci sarete vicini, forse.

“Soldiers in the army of love” è un Hendrix in cinque ottavi in purezza: un pezzo che non lascia scampo; c’è spazio poi per un numero con testo di Allen Ginsberg e per una chiusura con pulsazione quasi disco-music e mood latin-western. Nel mezzo tutto ciò che un bel concerto di rock può e deve offrire: urgenza, sensazione di scatafascio sempre imminente, potenza, sensualità, libertà, divertimento.

Su Bandcamp a proposito dell’ultimo lavoro leggiamo la definizione garage-punk-against-the-machine agitprop, che ci sembra particolarmente azzeccata. L’interplay tra i musicisti è rilassato e sciolto ma la macchina gira sempre a pieno regime: all’esposizione di riff, talvolta crudi talvolta languidi, e alla costruzione di un inesorabile groove succede spesso e volentieri l’apertura della forma verso jam che mantengono alti voltaggio e pulsazione, sia che il punto di partenza sia un blues rock fangoso alla Tom Waits epoca “Bone Machine” o un minimale groove di moog che apre scenari psichedelici.

Ceramic Dog si conferma una gioiosa macchina da guerra e sebbene, inevitabilmente, dal vivo i nuovi pezzi perdano le sfumature che acquisiscono in studio, l’effetto è assicurato e non ci sono controindicazioni. La programmazione di Lupo 340 prosegue fino a settembre inoltrato, vale davvero la pena di andare a verificare con i propri occhi come sia possibile fare cultura e intrattenimento al mare proponendo musiche non premasticate. Per i dettagli è più che consigliato un giro qui.

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