Carmen alla frontiera con gli Usa

L'opera di Bizet apre la stagione estiva dell'Opera di Roma alle Terme di Caracalla

Recensione
classica
Teatro dell'Opera di Roma Roma
28 Giugno 2017
L'argentina Valentina Carrasco ha spostato la Carmen da Siviglia al confine tra Usa e Mexico, precisamente da quella parte del muro dove, tra mercatini improvvisati e baracche di lamiera e plastica, si accalcano i disperati che cercano di passare la frontiera. Questa scelta può avere una sua ragione, perché gli zingari e i contrabbandieri del tempo di Bizet erano gli emarginati dell'epoca, che vivevano ai confini della società civile, non molto diversamente dai disperati che oggi cercano di raggiungere gli Usa. Ma poi la Carrasco contraddice questa sua scelta, perché non rinuncia al pittoresco, che in tale ambientazione moderna e aspra suona ancora più falso del folclore gitano ad uso turistico delle vecchie messe in scena, che almeno è giustificato dall'ambientazione andalusa. Un numero infinito di comparse affolla il palcoscenico con una serie ininterrotta di scenette superflue; per fare un solo esempio, Escamillo, mentre canta "Toreador, en garde", improvvisa una corrida con adulti e bambini che giocano a fare il toro mettendosi la mani ai lati della testa a guisa di corna: questo ormai è fastidioso anche nelle regie più tradizionali, ma in tale ambientazione diventa intollerabile. È invece molto ben riuscito l'ultimo atto, che non si svolge all'ingresso della plaza de toros di Siviglia ma durante la tradizionale festa messicana dei morti: è molto spettacolare ma non gratuito, perché sottolinea la presenza inquietante della morte che sovrasta tutta la parte finale dell'opera, culminando nell'uccisione di Carmen. I due protagonisti contribuiscono a questa scena con un'interpretazione intensamente drammatica, ma non plateale. Fin dall'inizio Veronica Simeoni aveva individuato l'essenza di Carmen non tanto nella sensualità quanto nel suo carattere forte e nel suo rifiuto di ogni costrizione, quindi tutta la sua interpretazione convergeva verso la fine, quando preferisce essere uccisa piuttosto che rinunciare alla sua libertà. Tutto questo cantando sempre con classe e stile irreprensibili, senza mai scivolare nel parlato e nel grido, come fa qualche sua collega alla ricerca di una scorciatoia per dare verità alla situazione. Roberto Aronica fino ad allora non era stato altrettanto convincente, per una sua certa estraneità alla delicatezza dello stile vocale francese, che veniva inesorabilmente in evidenza nella romanza del fiore, quando alternava centri anche troppo corposi ad acuti affetti da un fastidioso vibrato. Ma nella foga e nella passione dell'ultimo atto si trovava sul suo terreno e riusciva a dare un quadro impressionante, quasi clinico, della psiche debole e malata del femminicida e della perversa logica dell'amore inteso come possesso, che lo porta inesorabilmente ad uccidere. Eccellente Rosa Feola, che con la sua linea vocale perfettamente cesellata ha sottratto Micaela al rischio sempre in agguato di apparire sdolcinata. Escamillo era Fabrizio Beggi, che sarebbe dovuto intervenire soltanto nelle ultime repliche ma è stato chiamato d'urgenza a sostituire un collega indisposto: forse la tensione lo ha un po' irrigidito nella sua aria d'entrata, ma poi è andato tutto liscio. Bene anche i personaggi minori. Sul podio stava Jesus Lopez-Cobos, come sempre musicale, calibrato, elegante. Ne è un esempio il modo con cui ha colto la sensualità della protagonista non nei timbri sgargianti e nei ritmi scatenati, ma nella leggerezza avvolgente degli archi e nei tocchi di colore dei fiati. Raffinatissima la realizzazione delle parti nello stile dell'opéra comique. Evidentemente il maestro spagnolo non dimentica che questa zingara e i suoi compagni d'avventura sono nati a Parigi.

Interpreti: Veronica Simeoni/Ketevan Kemoklidze; RoberrtoAronica/Andeka Gorrotxategi; Fabrizio Beggi/Alexander Vinogradov; Rosa Feola/Roberta Mantegna; Daniela Cappiello; Anna Pennisi; Alessio Verna; Pietro Picone; Gianfranco Montresor; Timofei Baranov

Regia: Valentina Carrasco

Scene: Samal Blak

Costumi: Luis Carvalho

Corpo di Ballo: del Teatro dell'Opera di Roma

Coreografo: Erika Rambaldoni e Massimiliano Volpini

Orchestra: del Teatro dell'Opera di Roma

Direttore: Jesus Lopez-Cobos/Jordi Bernacer

Coro: del Teatro dell'Opera di Roma

Maestro Coro: Roberto Gabbiani

Luci: Peter van Praet

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Piace l’allestimento di McVicar, ottimo il mezzosoprano Lea Desandre

classica

A Bologna l’opera di Verdi in un nuovo allestimento di Jacopo Gassman, al debutto nella regia lirica, con la direzione di Daniel Oren

classica

Napoli: il tenore da Cavalli a Provenzale