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Seun Kuti chiude il Traffic 2010 alla Venaria Reale

foto j.t.
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Recensione
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Traffic Free Festival Venaria
17 Luglio 2010
Il Traffic 2010 si era aperto con lo show – nel “salotto buono” di Piazza Castello – di Charlotte Gainsbourg. Si è chiuso sabato, con il deflagrante afrobeat di Seun Kuti. Non c’è dubbio su chi – tra i due figli d’arte – abbia fatto la figura migliore. Un po' disagio la Gainsbourg: nella grande piazza l’attrice-cantante pareva una meravigliosa farfalla appuntata in una vetrinetta. Peccato, perché la sua musica – il delizioso pop di [i]IRM[/i], che aveva stregato tanto Beck quanto noi - avrebbe meritato una pubblicità migliore. Ma se la figlia di Serge e Jane è rimandata, passa a pieni voti il pupillo di Fela. Che, a differenza della collega, percorre le orme paterne con filiale dedizione, al limite del morboso. Quale padre non sarebbe fiero di un figlio così? Si veste come Fela, suona il sax come Fela, balla come Fela, ha lo stesso fisico di Fela (lo testimonia il torso nudo) eppure non è Fela! Seun ovvia all’oggettiva scarsezza di originalità con un surplus di personalità (sì, come Fela, esatto). La band che lo sostiene alla Venaria – che comprende membri di [i]quegli [/i]Egypt ’80 – parte lenta, e cambia marcia al suo ingresso. Seun – per i suoi musicisti - è il figlio del Presidente, non il clone. È suo erede e come tale Presidente anche lui, degno di rispetto tanto quanto il padre. Ritmica travolgente, chitarre impassibili, sezione fiati sempre meglio pezzo dopo pezzo, la performance chiude in crescendo. La serata, di fatto dedicata all’Africa, concede anche lo spazio per un messaggio del comitato 10 Luglio Antirazzista, contro i C.I.E. La coda, che vede sul palco Africa Bambaataa, nulla aggiunge a un festival che – nonostante le polemiche –può vantare risultati positivi al termine della sua settima, difficile edizione. Il padre dell’hip hop, in versione dj set, propone una selezione che tralascia i suoi pezzi (!) e non brilla per originalità: James Brown, Michael Jackson, House of Pain(2 volte “Jump Around”…). Ma gli entusiasti mcs italiani, saltellanti sul palco, si premurano di farci sapere che “questo non è hip hop stereotipato”.

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