Brasile allo zoo
Al bioparco Zoom, vicino a Torino, è di scena Gilberto Gil
Recensione
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Settantuno anni portati con la leggerezza di un ragazzino, Gilberto Gil è sbarcato in Italia per esibirsi nell’insolita cornice di Zoom – il bioparco alle porte di Torino – per il Night Safari Festival. Fa un curioso effetto aggirarsi tra zebre, cammelli e giraffe sapendo di essere in procinto di assistere al concerto di uno dei colossi della musica brasiliana (e non solo) del Novecento. Ma quando scende la notte e si accendono i riflettori del piccolo ma affollatissimo anfiteatro dello zoo, tutto passa in secondo piano, e protagonista diventa la musica.
Accompagnato da un’ottima e giovane band multietnica di sei elementi (chitarra, basso, violino, fisarmonica e doppie percussioni), Gil si è lanciato in due ore di pura energia, divertimento e vibrazioni positive: nemmeno il tempo di finire la prima canzone che mezzo pubblico – specialmente i molti brasiliani presenti – è già in piedi a ballare, celebrando una festa di ritmi latini, mediterranei, reggae (doppio omaggio a Bob Marley con “Three Little Birds” e “No Woman, No Cry”) e suggestioni blues e celtiche. World music nella sua migliore e più ampia accezione, insomma, non priva di momenti intimi di struggente intensità.
Ma è il maestro di cerimonie a offrire lo spettacolo più straordinario, con il suo fisico smilzo e scattante, la sua voce dagli infiniti registri, la sua tecnica chitarristica e la sua capacità di trascinare il pubblico con il solo gesto di una mano, con un acuto, con un accordo. Un trionfo, il cui protagonista – nonostante le pacifiche invasioni di campo di un paio di fan un po’ troppo entusiaste – sembra essersi divertito più di tutti.
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