40 anni senza guardarsi troppo indietro

I Gong viaggiano ancora verso l’utopia e a Livorno regalano un live "spaziale"

Recensione
pop
Parco di Villa Corridi Livorno
06 Luglio 2009
Nel Parco di Villa Corridi c’è un’atmosfera di attesa per l’arrivo sul palco della storica band di Canterbury, che per 40 anni ha fatto dell’anarchia sonora la sua bandiera. E quando Allen, con tanto di lunghi capelli bianchi e costume in stile Mago Merlino, spunta tra i fumi e le luci spaziali, è ovazione. L’inizio del concerto però spiazza subito. Per chi si aspettava l’attacco con i capisaldi della produzione Gong, è il gelo. La band dà invece il via alle danze con una serie di brani abbastanza recenti, per un impasto sonoro d’impatto che richiama all’orecchio addirittura i primi Roxy Music. Pian piano si capisce che è un’altra delle diavolerie di Allen e soci, che si divertono come non mai a proporre temi musicali e ritornelli accattivanti per poi trasformarli drasticamente, fino a ridurli a brandelli. Quindi non stupisce che si prosegua giocando con riff granitici e leggeri groove da giovane band di pop-punk, perché la macina dei Gong, come un tempo quella di Zappa, trita davvero tutto e lo restituisce con una nuova aura. Allen è in magnifica forma e, oltre a cantare e divertirsi con la chitarra, si concede piccoli balletti che riempiono le composizioni di ulteriore ironia. Gilli Smith, avvolta dal mantello e da un copricapo dal sapore ancestrale, utilizza la voce con padronanza assoluta, creando vocalizzi estremamente acuti e ipnotici che parte degli spettatori si godono con gli occhi chiusi. Ma il momento tanto atteso arriva con i brani della trilogia “Radio Gnome Invisible”, apice indiscusso della discontinua produzione, ma anche di questo bel concerto. Sul palco, oltre ad Allen e alla Smith, anche Steve Hillage, Miquette Giraudy, Dave Sturt, Chris Taylor e il valido Theo Travis al sax e al flauto traverso

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