Innamorandosi dell’Altro

L’Ensemble Marâghî al Teatro Verdi di Padova

Recensione
world
Opera Foyer Padova
26 Novembre 2016

Ricco di otto anni di ricerche e concerti, l’Ensemble Marâghî si è presentato all’apertura della seconda stagione di Opera Foyer, al Teatro Verdi di Padova, con Giovanni De Zorzi al flauto ney, Stefano Albarello al qanûn, al saz, e al canto e con le percussioni – zarb e daf – e il kamançe di Fabio Tricomi. Un ensemble di prima qualità sulle orme di Abd ul-Qadir Marâghî, il compositore nato a Maragheh (attuale Azerbaijan) verso il 1360 e scomparso ad Herat (Afghanistan) nel 1435 dopo, aver lasciato il segno in centri culturali quali Tabriz, Baghdad, Samarcanda ed Herat. E sulla “via della seta” di Marâghî, l’ensemble ha raccolto composizioni e trascrizioni del polacco Woiciech Bobowski (1610?-1675?), poi divenuto ‘Alî Ufkî, dell’ambasciatore Giovan Battista Donado (1627-1699), di Demetrius Cantemir (1673-1723). I testi, in turco, sono stati tradotti in italiano da Giampiero Bellingeri che integra il trio proponendo poeticamente alcuni brani dei testi cantati poi con calore e maestria da Albarello. Ne scaturisce un viaggio articolato in nove tappe che mette in risalto chi ha attraversato il Mediterraneo “innamorandosi dell’altro”, e che conferma come il 1600 sia un secolo da cui sia tutt’ora possibile attingere poesia, ritmi e melodie di enorme interesse, capaci di dinamiche che non mancano mai di suscitare emozioni profonde. L’intenso ascolto fra i musicisti fa sì che un concerto acustico e senza alcuna amplificazione risulti perfettamente udibile in ogni sua sfumatura, restituendo il sottile gioco di specchi fra il ritmo della parola scritta, cantata, e incorniciata da corde, fiati e percussioni.

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