Il nulla contemporaneo
Il pianoforte di Urs Fischer alla Biennale
Recensione
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Venezia, Biennale Arte 2011. Sorvolo sull'esposizione che qualcuno ha già definito 'il nulla contemporaneo' (a cominciare dal titolo: illumi-nazioni) per lasciarmi catturare dall'impero Pinault. Il mecenate mondiale dell'arte contemporanea, tycoon di Gucci e Yves Saint-Laurent, è il padrone francese di Palazzo Grassi e di un nuovo spazio a Punta della Dogana, dove espone la sua enorme collezione. Le opere in mostra sono uno straordinario campionario del postmoderno, frutto di un'arte quotidiana e glamour. Prima di "Il mondo vi appartiene", inaugurata il 2 giugno, e dell'"Elogio del dubbio", ancora in corso, Pinault a Venezia aveva prodotto mostre dai titoli significativi, come "Where Are We Going?" (dove stiamo andando?) e "Post-Pop".
Fa impressione, non necessariamente sempre positiva, essere esposti a una forza comunicativa così incisiva e diretta come quella dei Vezzoli, Koons, Cattelan, McCarthy, Ray, visti tutti insieme, uno accanto all'altro. Il pubblico, a frotte, quasi incredulo, finalmente capisce, e reagisce come può ('interessante', 'carino questo', 'stupendo!') di fronte al cavallo impagliato e conficcato nel muro di Cattelan, al cuoricione palloncino di Jeff Koons, al finto documentario 'post mortem' di Francesco Vezzoli o alla Family Romance di Charles Ray, che riproduce squallidamente in cera la famiglia perfetta, genitori e due bimbi, tutti nudi e mostruosamente della stessa dimensione.
Mi fermo a osservare un pianoforte stritolato e muto che Urs Fischer mette fra uno scheletro impolverato e il fantasma di uno spazio espositivo, e mi sovviene che nella sala da concerto quella di un messaggio chiaro, diretto, in materia di contemporaneità, è una possibilità ancora inusitata.

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