Per l’Opera di Roma stagione 2023-2024 in crescita

Inaugurazione con Mefistofele di Arrigo Boito e chiusura con una novità assoluta di Silvia Colasanti

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“Jenufa” – Royal Opera House (foto Tristram Kenton)
“Jenufa” – Royal Opera House (foto Tristram Kenton)

Undici opere, sette balletti e cinque concerti, con ventotto serate in più rispetto all’anno precedente e il 25% di attività in più. Questa in cifre la stagione 2023-2024 del Teatro dell’Opera di Roma, la prima che si possa interamente attribuire al sovrintendente Francesco Giambrone, che afferma: “La nostra visione non cambia, e si arricchisce grazie a uno sforzo produttivo ancora più sostenuto, con scelte progettuali ambiziose e itinerari anche insoliti”. Sembra di capire che un’attenzione particolare sia stata data naturalmente ai titoli ma anche alle regie, ma che questo non vada assolutamente a scapito della parte musicale, affidata a direttori e cantanti di livello indiscutibile.

L’inaugurazione avverrà il 27 novembre – una data destinata a diventare l’equivalente romano del 7 dicembre meneghino – con Mefistofele. Sul podio il direttore musicale del teatro Michele Mariotti, con un cast che affianca Maria Agresta (Margherita ed Elena) e Joshua Guerrero (Faust) al protagonista John Relyea. Firma la regia Simon Stone, che dopo i successi nei più importanti teatri farà il suo debutto a Roma. Sarà ancora Mariotti a dirigere Tosca, seconda opera in programma, con Anna Pirozzi, Vittorio Grigolo ed Erwin Schrott, con la regia di Alessandro Talevi e le scene che riproducono quelle della prima assoluta del 1900. Quindi Il flauto magico con la regia di Damiano Michieletto, prodotta dalla Fenice di Venezia; sul podio Michele Spotti, al suo debutto a Roma, e in palcoscenico Emöke Baráth, Juan Francisco Gatell, Markus Werba, Olga Pudova e John Relyea. Per la seconda puntata del “trittico scomposto” il pucciniano Gianni Schicchi viene abbinato a L’heure espagnole  di Ravel, che vedrà il debutto in Italia del regista Ersan Mondtag; dirige Michele Mariotti, protagonisti Carlo Lepore in Puccini e Karine Deshayes in Ravel.

Barrie Kosky torna all’Opera per mettere in scena Salome nell’allestimento da lui creato a Francoforte. Dirige Marc Albrecht e come protagonista debutta all’Opera Sara Jakubiak, che per vocalità e presenza scenica si preannuncia interprete ideale di quest’opera di Richard Strauss. È poi la volta della belliniana Sonnambula, che segna il gradito ritorno all’Opera del direttore romano Francesco Lanzillotta, con un cast di belcantisti di primo livello, quali Lisette Oropesa, John Osborn, Roberto Tagliavini e Monica Bacelli, nella cornice di una nuova produzione del duo francese Jean-Philippe Clarac e Olivier Deloeuil, noti come “Le Lab”, al loro debutto in Italia.

Prosegue il progetto rivolto ad una migliore conoscenza di uno dei grandi dell’opera del Novecento, Leos Janáček: sarà rappresentata Jenůfa, in una produzione vincitrice dell’Oliver Award nel 2022, firmata dal grande regista Klaus Guth. Dirige Jurai Valčuha, con Cornelia Beskov, Karita Mattila, Charles Workman e Robert Watson tra i protagonisti. L’opera successiva è Otello in un allestimento firmato da Allex Aguilera, con Gregory Kunde, Roberta Mantegna e Igor Golovatenko come protagonisti e con la direzione di Daniel Oren, ben noto al pubblico romano, che lo ha molto amato quand’era il direttore musicale dell’Opera.

Dopo la pausa estiva (che non sarà una vera pausa, perché l’Opera si trasferirà alle Terme di Caracalla, dove sono in programma Tosca  e Turandot  con il “progetto creativo” dell’archistar Massimiliano Fuksas) si riprende ad ottobre con Peter Grimes di Britten, proposto in un allestimento di Deborah Warner realizzato in collaborazione con i teatri di Londra, Parigi e Madrid; dirige Michele Mariotti e nei ruoli protagonistici cantano  Allan Clayton, Sophie Bevan e Simon Keenlyside (è il debutto a Roma del celebre baritono britannico). L’ultima produzione è L’ultimo viaggio di Sindbad di Silvia Colasanti, in prima esecuzione assoluta: sarà diretto da Enrico Saverio Pagano e messo in scena da Luca Michieletti, entrambi debuttati all’Opera. Inoltre nel prossimo maggio i giovani del progetto “Fabrica” metteranno in scena al Teatro Nazionale Cenerentola, quella di Pauline Viardot non quella di Rossini.Molto ricco il programma della danza, che offre i tre balletti di Ciajkovskij (Schiaccianoci, Lago dei cigni e Bella addormentata), una “serata di giovani coreografi”, un trittico contemporaneo con coreografie di Forsythe, De Bana e Nunes, Il rosso e il nero di Uwe Scholz e una Serata Benjamin Millepied. Inoltre al Teatro Nazionale due spettacoli affidati ai giovani coreografi Adriano Bolognino e Simone Repele in coppia con Sasha Riva.

Quanto ai concerti, il teatro tornerà ad accogliere il suo direttore onorario a vita Riccardo Muti, alla testa però non dell’orchestra di casa ma della Chicago Symphony: quanto rimpianto per gli anni in cui dirigeva due o tre spettacoli ad ogni stagione, prima che l’allora sovrintendente Carlo Fuortes troncasse improvvisamente questo impagabile rapporto. Gli altri concerti saranno diretti da Michele Mariotti (due volte), Omer Meir Wellber e Roberto Abbado, con la prima assoluta della nuova versione di Bandiere nere (il riferimento è alla nascita dell’Isis) di Fabio Vacchi.

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