La Creazione di Mehta

Scala: inaugura la stagione sinfonica

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La presentazione della stagione sinfonica della Scala 2014-/5 si è svolta in modo giosamente informale. Cominciata, per via di un ritardo aereo, senza il maestro Mehta, che inaugura il cartellone con Die Schöpfung il 29 settembre (repliche il 30 e 1/10), ha permesso al sovrintendente Pereira di prendere tempo per ricordare il suo legame affettivo con l'oratorio di Haydn perché la sua bis-bis nonna ne aveva finanziato l'esecuzione nella sala oggi della Scuola di Equitazione Spagnola di Vienna, con ben 600 tra coristi e strumentisti. Divagazioni a parte, il sovrintendente ha sottolineato come consideri il coro scaligero uno dei pilastri del teatro, tant'è che in cartellone è previsto a dicembre un altro monumento della musica corale, la Missa solemnis di Beethoven, diretta da Jordan. Pereira ha anche confessato la sua soddisfazione perchè arrivino direttori di lunga esperienza come Prêtre (Ottava di Bruckner a marzo) e von Dohnànyi (Quarta di Bruckner e Kindertotenlieder di Mahler con Hampson in aprile) e sia stata invitata a febbraio la Gawandhausorchester con Chailly (Concerto per violino di Mendelssohn con Rachlin e Prima di Mahler). Alla quale a settembre si aggiugeranno la London Philarmonic diretta da Jurowski (Concerto per pianoforte n. 1 di Cajkovskij, solista Trifonof, e l'Ottava di Sostakovic) e l'Orchestre de Paris diretta da Järvi (Concerto per pianoforte di Schumann, Grimaud solista, e la Quinta di Cajkovskij). Il protrarsi dell'attesa ha poi permesso a Pereira una carellata sul Festival delle Orchestre Internazionali previsto per l'Expo, con presenze del calibro di Berliner, Wiener, Boston Symphony, Israel Philharmonic, Santa Cecilia, Concentus Musicus Wien, Cleveland Orchestra, ecc. A quel punto una voce ha annunciato l'arrivo di Mehta in teatro ma, ha ammonito il sovrintendente, attenzione che l'ascensore della Scala mi ha insegnato ad avere molta pazienza. Dopo una battuta sul suo viaggio da Zurigo durato poco più di un'ora mentre il ritiro dei bagagli alla Malpensa quasi un'ora, il maesto Mehta ha precisato che per Die Schöpfung dirigerà un organico ridotto per garantire maggiore trasparenza. Ha definito l'oratorio un vero miracolo, per l'ingenua immediatezza nel raccontare la nascita dell'universo e per la carica impressionista della partitura. Scritto cinque anni dopo la morte di Mozart, secondo il direttore, anticipa Beethoven e addirittura Wagner quando all'inizio evoca il vuoto all'origine dei tempi. Conclusa la dovuta premessa, Mehta si è liberato abilmente dalla domanda di un giornalista sul caso Muti e Opera di Roma, dicendo di credere alle motivazioni del suo vecchio amico e di essere molto preoccupato delle turbolenze che hanno colpito il Regio di Torino e più recentemente il San Carlo di Napoli. Insomma, ha concluso, "L''Italia non va affatto bene, io sono a Firenze da 28 anni, ma chissà..." Dopo di che si è scatenato in una serie di aneddoti sulle sue esperienze scaligere, che varrebbero un volume. Citiamo solo il suo primo impatto nel 1962, col sovrintendente Ghiringhelli che dopo aver visto transitare sul podio l'americano Maazel e il giapponese Ozawa era preoccupato di vedersi comparire davanti un indiano col turbante. A completamento del resoconto sulla stagione, anche perché nella sala gialla della Scala non se n'è più parlato, è bene comunque elencare due concerti non ancora citati. A novembre Barenboim, anche pianista, col Concerto n. 27 di Mozart e la Nona di Mahler; e a gennaio 2015 Harding col Concerto per pianoforte n. 5 di Beethoven (solista Buchbinder) e Il mandarino meraviglioso di Bartòk.

Stefano Jacini

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