Addio a Elsa Bolzonello Zoja

Un incidente automobilistico ha messo fine il 26 marzo 2007 alla vita dell'organista Elsa Bolzonello Zoja, rinomata filologa e interprete del repertorio barocco.

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Un incidente automobilistico ha messo fine il 26 marzo 2007 alla vita dell'organista Elsa Bolzonello Zoja, rinomata filologa e interprete del repertorio barocco. Nata a Padova il 12 marzo 1937, dopo essersi diplomata in pianoforte, composizione e organo, si era perfezionata a Bologna con Luigi Ferdinando Tagliavini e poi ad Harlem in Olanda con Marie-Clair Alain e Gustav Leonhardt. Strenua valorizzatrice degli organi storici cinque-sei-settecenteschi e pioniera nell'esecuzione di musiche antiche organistiche solistiche e in unione alla tromba naturale e agli archi barocchi, per i suoi alti meriti nel recupero delle fonti storiche era stata nominata ispettore onorario del Ministero dei Beni Culturali per la tutela e il restauro degli organi storici del Veneto. Aveva a lungo lavorato con Oscar Mischiati e tenuto seminari didattici in svariate località in Italia, tra cui Ameria in Umbria, in Germania e in Francia. Per 39 anni aveva insegnato organo e composizione organistica, dapprima al Conservatorio di Bolzano, poi a Parma e dal 1977 sino al 2006 a Venezia. Oltre all'insegnamento, aveva dedicato la sua vita ad un'intensa attività concertistica (unita a numerose incisioni radiofoniche e registrazioni discografiche per la Ricordi) che l'aveva fatta viaggiare in tutta l'Europa e in sud America. A Caselle d'Altivole aveva partecipato recentemente al salvataggio di un organo Barbini del '700, organizzando una serie di concerti in collaborazione con i massimi musicisti europei. Nota a livello internazionale, organizzava concerti a Venezia e in territorio veneto. Avrebbe dovuto tenere il suo prossimo concerto in maggio, a Bologna nella chiesa di S. Martino. Meritoria fu inoltre la sua progettazione di un doppio organo (positivo ed eco, e contro organo) per il Conservatorio di Venezia, realizzato da Franz Zanin nel 1986 per la Sala dei Concerti come opera appartenente alla tradizione secolare marciana dei "cori spezzati" legata ai due Gabrieli e a Monteverdi usando le meccaniche riprese da esempi particolarmente efficienti di Antonio e Agostino Callido, dei Bazzani, di Serassi, di Cipriani e di Bossart.