Nova Ars Cantandi, elevare lo spirito nella Lubecca di Buxtehude

L'ensemble Nova Ars Cantandi diretto da Giovanni Acciai, con Ivana Valotti all'organo, in un disco dedicato al repertorio delle Abendmusiken

Ivana Valotti / Nova Ars Cantandi / Giovanni Acciai
Disco
classica
Ivana Valotti / Nova Ars Cantandi / Giovanni Acciai
Confítebor
Universal
2017

È immaginato come una Abendmusik del XVII secolo il nuovo disco dell’ensemble Nova Ars Cantandi diretto da Giovanni Acciai, con Ivana Valotti all’organo.

La città di Lubecca, capitale della Hanse, fu uno dei maggiori centri, se non addirittura il punto di riferimento, della cultura musicale della Germania settentrionale per gran parte del XVII secolo. Fu in questa città che nel 1646 Franz Tunder – compositore tedesco che cinque anni prima aveva ottenuto il posto di organista principale nella Marienkirke (suo successore sarà poi Dietrich Buxtehude) – istituì delle Abendmusiken, allo scopo di offrire un’occasione di elevazione spirituale a quanti durante il giorno frequentavano la Borsa cittadina, commercianti e artigiani che inizialmente ebbero la possibilità di ascoltare brani eseguiti sull’imponente organo della principale chiesa di Lubecca. Progressivamente, ampliandosi l’organico coinvolto (grazie alla presenza delle voci e degli strumenti ad arco), queste manifestazioni musicali acquisirono ulteriore consistenza, peraltro in perfetta linea con la concezione che Lutero aveva di quest’arte, definita "dono sublime di Dio" e chiamata a un ruolo di primaria importanza nell’istruzione religiosa. Del resto, proprio in seguito alla Riforma luterana, l’idea di organizzare concerti pubblici nelle chiese si andò diffondendo in diverse città della zona anseatica, le stesse in cui stava fiorendo un intenso interscambio commerciale e culturale grazie alla presenza di importanti porti, come quelli di Amburgo e Danzica.

Prendendo anche spunto dal cinquecentenario della Riforma di Lutero, Giovanni Acciai – alla guida dell’ensemble vocale e strumentale Nova Ars Cantandi – ricostruisce il programma di un Concerto spirituale nella sua formula più sviluppata, quella che poteva per esempio assumere un paio di decenni dopo le prime Abendmusiken di Tunder, incorporando cicli di cantate e collocandole in particolare nel periodo dell’Avvento. A fare da cornice a diversi brani per voci e strumenti sono due ampi brani organistici, nei quali Ivana Valotti si conferma solista di grande sensibilità e chiarezza. La pregevole esecuzione dei due Preludi di Nicolaus Bruhns – allievo prediletto di Buxtehude, tenuto in gran considerazione da musicisti come Quantz, Mattheson e dallo stesso Johann Sebastian Bach – consente all’ascoltatore di seguire con estrema naturalezza le evoluzioni del cosiddetto stylus phantasticus, nel quale tra rigore contrappuntistico ed episodi più marcatamente teatrali si riconoscono gli influssi della toccata italiana di Merulo e Frescobaldi.

Ancora il nostro paese è presente nell’ampia parte vocale del programma proposto da Acciai, il quale accanto ai nomi di Johan Christian Schieferdecker, Buxtehude e Bruhns pone quelli di Monteverdi e Bassani, in ciò pienamente giustificato dal legame musicale che si era all’epoca instaurato tra l’Italia e la Germania grazie al significativo traffico commerciale tra i porti di Amburgo e Venezia. Alla guida del gruppo in cui spiccano le voci degli ottimi Alessandro Carmignani, Gianluca Ferrarini e Marcello Vargetto, Giovanni Acciai propone dunque un percorso musicale particolarmente suggestivo nel quale, oltre alle due cantate di Buxtehude e al Confitebor secondo di Monteverdi, spicca l’intenso De profundis clamavi: si tratta di brano che, tra le non molte opere di Nicolaus Bruhns pervenute ai giorni nostri, può essere considerato come un vero e proprio testamento spirituale.

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