Camminando sulle rovine

Cosa ci insegna il crollo di Pompei

Recensione
classica
La vicenda, triste e tragica, degli scavi di Pompei, si presta alla retorica e alle strumentalizzazioni, ma ciò non significa che non ce ne si possa, e debba, occupare, perché essa possiede un chiaro valore metaforico; e allora vale la pena di fare due riflessioni. La prima è che, quando accade un disastro del genere, si capisce con assoluta chiarezza che non tutto è rimediabile, che vi sono perdite che nessuna sanatoria e nessun provvedimento ministeriale potranno riparare, e dunque saremo un po’ più poveri, senza possibilità di appello. Si può discutere sulle responsabilità, e si può persino sostenere – con qualche ragione – che le vestigia delle antiche civiltà sono inevitabilmente destinate a deteriorarsi, possiamo avere un atteggiamento laico e disincantato finché si voglia, ma la sostanza non cambia: abbiamo perso un valore prezioso. La seconda riflessione è meno scontata, e forse più urgente: non siamo più capaci di riconoscere e tutelare i nostri valori culturali e non siamo più capaci di affermare con forza le ragioni di una politica culturale degna di questo nome. Con pesanti responsabilità politiche che, ahimé, non risiedono solo da una parte, perchè un certo demagogico populismo ha provocato, nei decenni, più danni di uno tsunami. I crolli agli scavi di Pompei possiedono quantomeno una loro evidenza, perchè si riferiscono a cose concrete, visibili e tangibili. I danni alla musica colta sono invisibili, e per questo meno controllabili, almeno fino a che la società musicale italiana non sarà più in grado di rimediare, e allora apparirà a tutti, nella sua tragica evidenza, lo scempio perpetrato al sistema musicale dall’arrogante insipienza dei nostri politicanti, che – stabilito che, tanto, la musica classica non tira e non produce voti, e ignorando in prima persona cosa essa sia e cosa possa rappresentare – abbiano deciso che basta, che è ora di finirla con queste cose che costano allo Stato e interessano a pochi eletti (cosa ben diversa dai molti elettori): pollice verso, e avanti con la prossima sagra della salsiccia.

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